19 febbraio 2013

Non si cambia in Armenia

Le elezioni di questo fine settimana non sono state seguite dall'ondata di violenze che seguì le precedenti consultazioni nel 2008, ma l'opposizione ha comunque denunciato brogli e irregolarità.
Il presidente Sarkisian ha ottenuto il 60% delle preferenze. Il leader dell'opposizione Raffi Hovannisian si è fermato al 35% dei voti, ma ha comunque rivendicato la vittoria.
La maggior parte dei rivali del presidente era già stata tolta di mezzo nel corso dell'ultimo anno, tanto che la comunità internazionale aveva espresso perplessità circa il reale valore di queste consultazioni: "Molti partiti politici, che si riteneva dovessero presentare candidati alla presidenza, hanno scelto di non farlo per la mancanza di fiducia legata all'esito di queste elezioni" ha riportato alla BBC l'Assemblea generale del Consiglio d'Europa.
Scegliendo la continuità con il presidente uscente, l'Armenia ha probabilmente votato a favore di una stabilizzazione della repubblica ex-sovietica anche a scapito di un reale confronto democratico.
Dal 2008 al 2013 l'Armenia ha registrato una crescita economica media del 7% pur non riuscendo a sconfiggere i due mali endemici del paese: la disoccupazione è al 16% e più del 30% della popolazione continua a vivere sotto la soglia di povertà.

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