30 novembre 2012

Urinare costa caro, in Oklahoma

Storia che ha dell'incredibile e che arriva dagli Stati Uniti.
Da quell'America profonda e rurale, la terra dei redneck e dei cowboys, dall'Oklahoma, precisamente.
La storia è quella di un bambino, Dillan Warden, di tre anni. Come tutti i bambini della sua età, sta scoprendo il mondo e il suo corpo: sta imparando a fare pipì, come tutti i maschietti.
Il 6 novembre Dillan sta giocando in giardino, davanti alla sua casa di Piedmont, nella periferia di Oklahoma City, e decide di fare pipì, così, in giardino.
Giù i pantaloni e zac, via una  bella fontana. 
Sfortuna vuole che lì in strada passi non un pedofilo o un puritano ma un poliziotto stakanovista e molto ligio al dovere che, avvistata l'infrazione, non ci pensa due volte a sanzionare il reo bambino con un'ammenda di 2500 dollari per "oltraggio al pudore".
Scioccata la nonna del piccolo Dillan, che si è vista recapitare in casa il nipotino con i pantaloni calati e una multa a quattro cifre in mano.
Due settimane dopo il corpo di polizia della città si è scusato per il comportamento dell'agente, ammettendo un trattamento "un po' eccessivo", e la famiglia di Dillan è riuscita così a evitare il pagamento per intero della penale.
La notizia di oggi è che l'agente in questione, dopo 18 di servizio attivo nella polizia dell'Oklahoma, è stato congedato con disonore.
Bimbo 1 Sbirro 0.

29 novembre 2012

Sfottò internazionali


Un sogno che probabilmente non si avvererà mai, ma è bastata una semplice foto a scatenare la fantasia e l'immaginazione del web.
Il comune di Kharkiv, cittadina ucraina dove si trova il carcere in cui è rinchiusa l'ex-premier Julia Timoshenko ha "amichevolmente" invitato il nostro Paese, nella persona del sindaco di Roma Gianni Alemanno a "farsi gli affari propri".
A Roma da mesi infatti campeggia in Campidoglio un ritrattone della pasionaria della rivoluzione arancione chiedendone la scarcerazione: richiesta sacrosanta, dopotutto la Timoshenko è in carcere da anni senza alcuna accusa.
L'eccessiva esposizione mediatica, probabilmente, ha stancato i funzionari di Kharkiv, che hanno risposto appendendo la gigantografia di cui sopra, seguita da scritta che, in italiano e in ucraino, recita: "Giu le mani da Berlusconi! Per colpa sua l'Italia ha perso milioni! Comune di Roma! Sostieni non solo quello ucraino ma anche il tuo ex-premier!".
Insomma, richiesta rimandata al mittente, ed ennesima ottima figura per il signor B.

28 novembre 2012

Tacchini turchi e polli dell'India

Una notizia che francamente non poteva essere tralasciata: anche se il Ringraziamento è passato da quasi una settimana (era giovedì scorso), leggendo questo articolo sul Il Post non ci si può esimere dal riprenderlo.
La domanda è semplice: perchè il tacchino, in inglese, si chiama "Turchia"?
Che c'azzecca, direbbe Di Pietro, un volatile originario dell'America Centrale con uno stato islamico al confine tra Europa e Asia?
A rispondere alla domanda arriva puntuale il professor Dan Jurafsky, docente di linguistica a Stanford (UK).
Il tacchino sarebbe stato portato in Europa dagli Spagnoli, insieme alla patata, al pomodoro e al mais trovati da Colombo e compagni sulla via delle Indie. 
Siamo grosso modo attorno alla metà del XVI secolo, e, insieme al tacchino, l'Europa affamata riscopriva un altro volatile, lontano cugino originario dell'Africa, ovvero la nostra faraona, che infatti, almeno nell'etimologia italiana, conferma la iniziale provenienza dalla terra delle piramidi.
Tacchini e faraone, molto simili, dopo tutto, e non è che un contadino del Kent possa perdere troppo tempo per cercare di distinguerli e quindi ecco spiegato l'arcano: il tacchino viene scambiato per la faraona, e l'Egitto, che allora faceva parte dell'Impero Ottomano, per la terra dei turchi.
Mamma li turchi! Dato che questo popolo capitalizzava già gli incubi di mezza Europa, perchè non capitalizzare anche le tavolate?
Ecco quindi che il tacchino azteco diventa una sorta di pollo musulmano.
Ma non è tutto: sembra proprio che il legame di questo occidentale volatile con l'esotico Oriente non debba arrestarsi alla lingua inglese: in Turchia (sic!) il tacchino viene chiamato Hindi, ovvero "pollo dell'India", perchè, provenendo dalla terra dei Maya, si pensava che arrivasse direttamente dalle famose Indie. Il solito errore di Colombo, niente di nuovo. Anche in olandese, dopo tutto, i tacchini vengono assimilati ai fachiri: kalkoen, nome del volatile ad Amsterdam, altro non vuol dire che pollo di Calicut, colonia olandese nell'India meridionale.
Storie di commerci, di turchi e di pollame: storie di tacchini.

27 novembre 2012

Vive le France

La Francia si appresterebbe ad accogliere la richiesta dell'ANP di riconoscimento all'ONU come "paese non membro". Parigi, così riporta un lancio d'agenzia Reuters, sarebbe propensa a riconoscere la richiesta del presidente palestinese Abu Mazen, che riceverebbe una massiccia dose di fiducia dopo lo stallo creato dai recenti fatti di Gaza.
La Palestina attualmente gode di un seggio come "entità-osservatore presso le Nazioni Unite" e non è riconosciuta come Stato indipendente. Il riconoscimento sarebbe una grande vittoria per il presidente e il partito Fatah, favorevole ai compromessi con Israele.
Dal canto suo, Israele si è sempre opposta con successo a qualsivoglia forma di riconoscimento presso le Nazioni Unite, riuscendo a influenzare anche gli Stati Uniti: lo stesso presidente Obama infatti ha dichiarato, in campagna elettorale, che gli USA porrebbero il veto ad un'azione di riconoscimento dell'ANP.
Parigi invece sarebbe favorevole, dimostrando ancora una volta la vicinanza e la solidarietà al popolo palestinese, e allo stesso tempo cercando un accordo pacifico che preveda la creazione di due stati autonomi secondo i confini stabiliti nel 1967, all'indomani della Guerra dei Sei Giorni.
L'Unione Europea, nella persona del rappresentante unico per la politica estera Catherine Ashton, non prende posizione e, se la notizia dovesse essere confermata, sarebbe presa in contropiede dalla diplomazia parigina. 
Per ora Hollande 1 e UE 0 palla al centro, le reazioni non si faranno attendere.

26 novembre 2012

Que pasa en Barcelona

Difficile dire chi abbia davvero vinto in Catalogna, ancor di più capire come evolverà la situazione, con un popolo, quello catalano, che si lamenta del governo centrale arrivando a chiedere l'indipendenza, ma poi non riesce a passare dalle minacce ai fatti.
Nessuno dei partiti ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi. Anzi, il partito indipendentista di centrodestra, Convergenza e Unione (CIU), che si è autodimissionato dopo anni di governo per poter andare al voto sicuri di una forte riconferma dopo la "sbornia" della manifestazione di settembre, è addirittura retrocesso rispetto al risultato del 2010 fermandosi a 50 seggi su 135.
Anche i partiti più "madridisti", PSC/PSOE, socialista, e PP, popolare, sono stati bocciati dal voto, a dimostrazione che il sentimento indipendentista è ben vivo.
L'unico a trarre vantaggio è il partito repubblicano catalano (ERC), anch'esso indipendendista ma schieratamente a sinistra, che conquista 21 seggi forte del 13,5 % delle preferenze.
E' forse questo il dato più significativo: il secondo partito è ben sotto il 15% dei voti.
Gli scenari possibili sono diversi, ma tutto resta nelle mani di Artur Mas, fino a sabato presidente della generalitat e leader del CIU, che sarà costretto a ricorrere alle alleanze per poter governare.
La più naturale sarebbe quella con il Partido Popular, di cui condivide la linea politica salvo che nella questione dell'autonomia: i popolari sono da sempre i più convinti sostenitori di uno stato forte e centralizzato, e negli ultimi tempi sembra che il CIU abbia calcato la mano sul tasto dell'indipendenza, per usare un eufemismo.
Qualcuno già prospetta un'inedita alleanza CIU-ERC esclusivamente con l'obiettivo dello scorporo da Madrid. Di certo uno scenario effimero, una sorta di patto Molotov-Ribbentropp in salsa indipendentista.
Ad ogni modo, dopo le ultime stime al ribasso sulle prospettive di crescita dell'economia spagnola, per Mariano Rajoy non si prospettano sogni tranquilli.

23 novembre 2012

Calcolare l'orrore

Forse anche più imparziali delle immagini possono essere i numeri.I numeri non mentono, si dice: la matematica, del resto, non è un'opinione.
Se poi i numeri sono forniti dalla più importante rivista economica del mondo si spera siano corretti.
L'Economist ha analizzato il conflitto di Gaza da ben prima che riempisse i titoloni degli ultimi giorni: ogni dato, ogni pagliuzza è stata registrata dai giornalisti inglesi, che due giorni fa hanno presentato il conto.
L'Abaco di Gaza.
Ovvero tutti i numeri della battaglia che sta monopolizzando l'attenzione dei media di tutto il mondo e che è attualmente ferma per una tregua armata, nella labile speranza che il contatore della violenza non riparta.
I numeri di Gaza fanno accapponare la pelle e non mentono.A ognuno le proprie considerazioni.
Number of Israelis killed by fire from Gaza between January 1st 2012 and November 11th 2012: 1(Source: Wikipedia)
Number of Palestinians in Gaza killed by Israeli fire during the same period: 78(Source: United Nations)
Number of Israelis killed by fire from Gaza, November 13th-19th 2012: 3(Source: press reports)
Number of Palestinians in Gaza killed by Israeli fire, November 13th-19th: 95(Source: IDF)
Number of those killed in Gaza under 15 years of age: 19(Source)
Total number of Israelis killed by rocket, mortar or anti-tank fire from Gaza since 2006:47(Source: Wikipedia. This is disputed; another source says 26)
Number of Palestinians in Gaza killed by Israeli fire from April 1st 2006 to July 21st 2012: 2,879(Source: United Nations)
Number of Egyptian schoolchildren killed when a train hit their bus on November 17th 2012: 53(Source: press reports)
Number of people killed in traffic accidents in Israel in 2011: 384(Source: Wikipedia)
Number of Syrians killed in fighting between November 13th-19th 2012: 646(Source: Syrian Observatory for Human Rights (SOHR
Estimated deaths in Syria since beginning of unrest in March 2011: 40,000(Source: SOHR)
Estimated deaths from all Israeli-Arab wars between 1945 and 1995: 92,000 (Source: Wikipedia)
Number of targets in Gaza struck by Israel, November 13th-19th: 1,350(Source: IDF)
Number of projectiles fired at Israel from Gaza from November 13th-19th, 2012: 848(Source: IDF)
Number that did not fall in "open areas": 35(Source: IDF)
Number intercepted by Israel’s Iron Dome defence system: 302(Source: IDF)
Percentage of projectiles targeted by Iron Dome shot down, as claimed by Israeli military: 80-85%(Source: IDF)
Reported cost in dollars of one interceptor missile fired by Iron Dome: 62,000(Source: Ha'aretz)
Estimated cost in dollars of one short-range Qassam missile built in Gaza workshop: 800(Source: News reports)
Cost in dollars of one Iron Dome battery; Israel has deployed five and plans 13 in total: 50m (Source: AFP)
Number of kilos explosive equivalent in payload of Iranian-supplied Fajr-5 longer-range rocket deployed by Hamas: 90 (200lb)(Source: Wikipedia)
Number of kilos explosive equivalent of Israel Military Industry’s MPR-500 advanced-penetration precision-guided bomb: 900 (2,000lb)(Source)
Area in square kilometres of Gaza: 365 (141 square miles)
Area in square kilometres of Israel: 20,700 (7,992 square miles)
Population of Gaza: 1.7m
Number of Israelis within range of Fajr-5 missiles: 3.5m(Source: IDF)
Jewish population of Israel/ under Israeli jurisdiction (ie including West Bank settlements): 5.9m(Source)
Non-Jewish population under Israeli jurisdiction (ie including Gaza and West Bank): 6.1m(Source)
Per capita GDP of Israel in 2011, in dollars: 31,000(Source: Wikipedia)
Per Capita GDP of Gaza in 2011, in dollars: 1,483(Source)
Verse of Exodus containing the phrase “Pillar of Cloud”, the official codename for Israel’s current Gaza operation: 13:21
Verse of the Koran containing the phrase “Stones of Clay”, Hamas’s codename for its current operations: 105:4
Number of days before Israeli general election: 64

22 novembre 2012

Smoke two joints

Il governo olandese, alla fine, ha ceduto.
Troppo forti le pressioni dei commercianti e della società civile, rappresentate dalle amministrazioni locali della città di Amsterdam, per non ritirare la controversa norma che vietava la vendita di marijuana e hashish ai non-olandesi.
Il cosiddetto "weed-pass" non verrà ripresentato, e la sperimentazione di questi mesi finirà nel dimenticatoio.
Da anni l'Unione Europea, e i governi dei paesi confinanti, Belgio e Germania, cercavano di porre un freno al consumo di stupefacenti in Olanda, tanto che la prima normativa, proposta qualche anno fa, vietava l'apertura di coffe-shop nelle amministrazioni a ridosso del confine di Stato. Un caso era scoppiato nella citàà di Maastricht, dove decine e decine di giovani tedeschi andavano a "rifornirsi" tutti i giorni, tanto che il governo di Berlino aveva più volte alzato la voce contro questo "turismo dell'erba".
A inizio anno il governo olandese aveva proposto un giro di vite: niente hashish o marijuana ai turisti, solo agli olandesi, che avrebbero potuto comprare servendosi di un'apposita green card rilasciata ai soli residenti.
Subito erano scoppiate polemiche e campagne di protesta, in una città come Amsterdam che ogni anno vive del turismo di 1,5 milioni di europei che si recano nella capitale olandese semplicemente per fumare.
Vietare il fumo avrebbe creato un buco nell'economia olandese che difficilmente sarebbe stato digerito, in un'epoca di recessione economica in tutto il continente.
Oggi il governo ha annunciato che la norma verrà cancellata e tutto tornerà come prima, Merkel o non Merkel.

21 novembre 2012

Elezioni politiche in Sierra Leone

Questo finesettimana ha visto i cittadini della Sierra Leone andare al voto per la terza volta dalla fine della guerra civile (1991-2001). Uno svolgimento regolare del processo di voto avrebbe evidenziato che il graduale passaggio dalla ricostruzione al consolidamento democratico si fosse concluso.
I due partiti principali, il Congresso del Popolo (APC) al governo e il Partito del popolo della Sierra Leone (SLPP) all'opposizione, si rimbalzano da giorni le accuse di brogli, intimidazioni e irregolarità.
Alla fine sembra che il governo attuale del presidente Ernest Koroma sarà riconfermato, ma a dominare è l'incertezza e la paura che il paese precipiti di nuovo in una spirale di violenza.
Di fronte alle polemiche, gli osservatori mandati dall'Unione Europea si sono schierati in difesa del Comitato Elettorale e hanno testimoniato uno svolgimento "tutto sommato" corretto, pur riconoscendo che alcune irregolarità sono avvenute specie nel nord-est del paese, la zona più ricca di diamanti, oro e rutilo.
Anche la scoperta di un importante giacimento petrolifero al largo delle coste sierraleonesi potrebbe portare nuovo dolore più che un incremento del benessere, almeno secondo le principali agenzie non governative presenti nel paese: il paradosso di un paese dove le risorse, più che un dono, sembrano essere una maledizione.

20 novembre 2012

Le immagini dei popoli


A volte un'immagine può riassumere un centinaio di pagine meglio di qualunque abstract. Forse in questi giorni di guerra, giorni di dolore per due popoli che, costantemente, sembrano essere incapaci di sedersi a un tavolo e trovare una soluzione, per mantenere le coordinate può essere utile fare ricorso ad un'immagine.
Perchè questa è la guerra di due popoli, ma anche la guerra dei singoli. La guerra di padri che vedono i figli esplodere su un autobus finito nella traiettoria di un drone israeliano e la guerra di un gruppo di bambini che deve rifugiarsi in un bunker perchè il loro asilo è stato colpito da un razzo Qassam.
La guerra dei singoli è infinita. Perchè come può esserci speranza per una madre che perde l'unica figlia mentre andava a scuola? Come può esserci speranza per una famiglia che viene sterminata andando a fare la spesa?
La speranza è nei popoli. E' nella comunità.
E allora per capire quello che sta davvero succedendo bisogna far ricorso alle immagini dei popoli, evitando, dolorosamente, le immagini dei singoli.
Le immagini dei popoli sono mappe, documenti, pagine di storia scritte a volte col sangue, altre volte con le lacrime.
Meglio di qualunque altra immagine, questa può aiutarci a capire cosa sta avvenendo a Gaza. Perchè un'immagine è cruda e difficile da contestare, non puoi dire ad una foto che sbaglia. A sbagliare semmai è il fotografo.
Questa cartina non sbaglia, pecca forse solo di essere un po' datata, 2010, ma negli ultimi due anni che volete che sia successo? Di certo il trend non s'è invertito.
Ecco l'immagine di oggi, da stampare e appendere alla finestra dell'ufficio, alla porta del frigorifero: per mantenere la mente consapevole e lucida di fronte alle immagini dei singoli.
Ogni immagine poi merita una didascalia. La nostra recita così:
"When Israelis in the occupied territories now claim that they have to defend themselves, they are defending themselves in the sense that any military occupier has to defend itself against the population they are crushing... You can't defend yourself when you're militarily occupying someone else's land. That's not defense. Call it what you like, it's not defense."  Noam Chomsky

19 novembre 2012

Di tutta l'erba un fascio

Greenpeace Italia ha rilasciato oggi una nuova campagna pubblicitaria per la promozione di una politica ambientale coerente. Obiettivo: colpire direttamente la classe politica, o quel che ne è rimasto, come responsabile del mancato decollo delle energie alternative italiane. 
Ci cascano dentro più o meno tutti: Renzi, Bersani, Casini, Fini, Alfano, Di Pietro, Maroni e Vendola. 
Ci casca dentro anche Berlusconi. 
Tutti responsabili allo stesso modo, sembrerebbe, tutti "amici del petrolio e del carbone". Il governo dei tecnici non viene sbeffeggiato sui manifesti, ma andando a leggere le schede presenti sul sito dell'iniziativa è uno degli attori più spesso chiamati in causa.
Però, c'è un però: il PD ha dalla sua fondazione un interesse ambientale o ecologista, comunque si voglia chiamarlo. C'è sempre stato un referente ambiente così come un responsabile economico o estero dai tempi di Veltroni che, non a caso, nel suo governo ombra del 2008 aveva voluto l'allora presidente di Legambiente  Ermete Realacci in quella posizione. Che poi a livello locale o nazionale questa "anima verde" non si sia mai fatta sentire più di tanto è un altro discorso, legato più al cronico immobilismo di un partito policentrico che ad altro.
SEL ha l'Ecologia addirittura nel nome, accogliendo l'eredità dell'esperienza politica dei Verdi che, per quanto costellata di fallimenti, ha per anni rappresentato da sola l'intero ambientalismo italiano.
La campagna di Renzi, invece, dovrebbe essere "a impatto zero", ovvero tutte le iniziative dovrebbero essere coperte dalle emissioni di CO2 attraverso piantumazione e sfruttamento delle rinnovabili. Trovata elettorale o sincero interessamento alla causa, di fatto però il punto c'è.
Dall'altro lato la causa ambientalista non ha ricevuto lo stesso sostegno: nello statuto del PdL la parola "ambiente" non compare nemmeno e né Fini né Casini sono mai stati visti a difesa di una foresta o di un parco nazionale.
Suona strano questo inno all'antipolitica, soprattutto se non viene assolutamente citato chi dell'antipolitica ci ha fatto una bandiera: Grillo non è presente tra i "politici malfattori" di Greenpeace, quasi a suggerire un tacito assenso che, in queste condizioni, suona molto come un sostegno diretto.
Anche il M5S ha sempre fatto dell'ambientalismo una delle sue battaglie più convinte, TAV e termovalorizzatori insegnano, ma così come per altri le sviste non sono mancate
Perchè lui no?

16 novembre 2012

eRection Day

Possibile che questa classe politica, dopo essere stata estromessa per due anni per "manifesta incapacità", ora che dovrebbe riprendere il timone in mano non riesce nemmeno a decidere la data delle elezioni?
Come mai PD e PdL, che due anni fa sostenevano e rigettavano rispettivamente l'ipotesi di accorpare  referendum e amministrative, oggi si scambiano le parti ma ottengono sempre lo stesso risultato?
Il Ministero dell'Interno, cui spetta l'organizzazione di ogni tornata elettorale, avrebbe fissato la data per il rinnovo dei consigli regionali dimissionari di Lazio, Lombardia e Molise per il 10/11 febbraio 2012. Ad aprile invece ci saranno le politiche, lasciando che l'attuale legislatura, in vigore dalle elezioni 2008 vinte da Berlusconi, si estingua naturalmente dopo 5 anni.
La doppia consultazione costerebbe allo Stato, in un momento in cui effettivamente l'esigenza di "far cassa" è molto sentita, circa 100 milioni di euro.
Quello che non si dice, ad esempio, è che l'immobilismo generato dalle dimissioni della Polverini e dal mancato rinnovo del consiglio regionale laziale costa, non allo Stato ma alla regione, che comunque cosa pubblica è, circa 350 mila euro al giorno. Possibile? Purtroppo si.
Il partito di Alfano, se di partito si può ancora parlare, vorrebbe un'unica consultazione che ne sancisca la scomparsa definitiva per poi ripresentarsi rigenerato al prossimo confronto elettorale, dando per scontato che una vittoria, in queste condizioni, è francamente impensabile. Il pretesto per chiedere l'accorpamento sono, appunto, quei famosi 100 milioni risparmiati.
Bersani invece, codici alla mano, richiama all'obbligo delle leggi che fissano per 5 anni la durata di una legislatura e per un ricambio regionale "il più rapidamente possibile". Ecco il cavallo di battaglia del Partito Democratico che approfitterebbe della possibilità di svolgere campagne elettorali (e alleanze di coalizione) separate.
Ognuno ha le sue motivazioni dichiarate e i suoi disegni occulti. Alcuni si appellano allo "stato di diritto", e altri al buonsenso di fronte all'esigenza di risparmiare. Ora sembra che si troverà un accordo su una data intermedia, circa a metà-fine marzo, che deluda tutti più che accontentare qualcuno. 
Frattanto qualcuno ha fondato il Partito Alba Dorata Italia, ispirandosi direttamente al movimento greco che cita un certo Adolf Hitler tra i maggiori ispiratori. E va bene così...

15 novembre 2012

L'Irlanda al centro dei riflettori nel peggiore dei modi

L'Irlanda è uno dei pochi paesi europei che ancora non ha una coerente legislazione sull'aborto e lo sta scoprendo nel peggiore dei modi.
Il caso di una donna di origine indiana deceduta all'ospedale di Galway (UHG) perché i medici si sono rifiutati di interrompere la gravidanza sta concentrando sull'isola verde l'attenzione dei media di tutto il mondo. 
Savita Halappanavar, 31 anni, era stata ricoverata il 21 ottobre per un forte mal di schiena e complicazioni nella gravidanza. La situazione è apparsa subito grave, tanto che gli stessi medici hanno ammesso che l'aborto era l'unico modo per salvare la donna. "L'Irlanda", però "è un paese cattolico" che non ammette l'interruzione di gravidanza. Così si è visto rispondere dei dottori di Galway il marito della donna, che invano chiedeva che fosse fatto il possibile per salvarle la vita: la legislazione irlandese, infatti, proibisce l'interruzione di gravidanza fintanto che è percepibile il battito cardiaco del feto. Savita ha dovuto superare 3 giorni di agonia fino a che il feto, che la stava uccidendo, ha smesso di battere. Trasferita seduta stante nel reparto intensivo, l'intervento dei medici non è però bastato a salvarle la vita: Savita Halappanavar è deceduta il 28 ottobre.
Il caso ha subito scosso la nazione intera, tanto che i leader del partito laburista, all'opposizione, hanno chiesto fin da subito una revisione della legislazione vigente, ma lo Fine Gael, partito conservatore al governo, ha chiesto tempo per verificare e non prendere decisioni sull'onda dell'emozione.
Un'indagine scientifica è stata avviata per stabilire, attraverso l'autopsia, se la donna avrebbe potuto essere salvata interrompendo precocemente la gravidanza.

14 novembre 2012

14 Novembre 2012

Oggi è in corso la più grande manifestazione sindacale della storia d'Europa: mai si erano viste così tante sigle di lavoratori fianco a fianco per protestare contro le politiche economiche e per ribadire la centralità del diritto al lavoro.
In Italia ci sono manifestazioni a Torino, Milano, Brescia, Venezia, Padova, Trieste, Parma, Bologna, Palermo, Bari, Brindisi e, naturalmente, Roma. Ci sono stati feriti, scontri, scene da guerriglia urbana. Seguiranno processi, qualcuno finirà in carcere, qualcun'altro verrà silurato. O forse no.
In Italia è così, lo sappiamo, ed è un peccato. Perchè lo scontro oscura il vero motivo della protesta, la vera notizia che è che milioni e milioni di cittadini europei sono scesi in piazza insieme, fianco a fianco, per esprimere la propria opinione.
In alcuni casi è una protesta contro le misure adottate da governi neoliberisti, come nella Spagna di Rajoy o in Olanda. In Grecia la protesta è indirizzata contro una e una sola persona, Angela Merkel e tutto quello che rappresenta. I francesi non hanno motivo di protestare e scendono in  piazza per esprimere solidarietà con i colleghi belgi e italiani. 
Le confederazioni sindacali che hanno aderito a questa protesta sono 85 in 36 paesi diversi, per un totale di più di 60 milioni di lavoratori coinvolti. Si stima che in piazza siano scese almeno 25 milioni di persone.
In attesa che i politici riescano a mettersi d'accordo sugli Stati Uniti d'Europa una voce ha gridato: "Lavoratori di tutta Europa unitevi!". E qualcuno ha risposto.

13 novembre 2012

E la vita la vita...

E la vita l'è bela, basta avere l'umbrela... cantavano così Cochi e Renato nella sigla di Canzonissima.
Ma un ombrello è davvero abbastanza per fare un giorno di festa? Dovranno aver pensato di no due ragazzi di Taiwan che hanno ideato un nuovo tipo di ombrello, o meglio, hanno perfezionato il più classico degli antipioggia.
Che fare quando piove e tira vento, e un semplice ombrello non basta a riparare dalle gocce di lato? Basta aggiungere una sorta di paretona laterale a un normalissimo ombrello e il gioco è fatto. Si chiama RainShield e arriva, appunto, da Taiwan e oltre alla protezione sul lato vanta anche altri accorgimenti che ne farebbero "l'ombrello del futuro": maniglia telescopica, completamente ripiegabile e senza archetti che si possano rompere.
Il video promozionale è già disponibile su YouTube, giusto per attirare l'attenzione di qualche casa di moda che possa proporre un contratto.
Ma proprio da YouTube arrivano le prime critiche: che fare visto che la membrana laterale ostacola, e non di poco, la visuale? Meglio bagnarsi o andare a sbattere contro un lampione?
"It's under consideration.." rispondono i cinesi.

12 novembre 2012

Patrmoniale sì, anzi no... anzi forse

Il primo annuncio di Barack Obama da riconfermato Presidente, dopo i tradizionali ringraziamenti di rito, è stato quello di voler introdurre una tassa per i più ricchi dei ricchi, i paperoni a stelle e strisce. Forse qualcuno si ricorda di un certo Warren Buffett che dichiarava di pagare tasse troppo basse.
In Europa lo spettro della tobin tax è stato osteggiato da molti euroscettici, fra tutti il premier conservatore britannico David Cameron, come simbolo di un'Europa statalista e continentale. Non che la Merkel abbia mai accarezzato l'idea, anzi. Le paure di Cameron, si potrebbe dire, si sono però avverate con l'arrivo di Hollande all'Eliseo, che ha confermato la volontà di introdurre una nuova tassa sui grandi capitali e chiederebbe una normativa europea in merito. Ne sa qualcosa Monsieur L'Oreàl.
In Italia invece è il governo capitalista, espressione delle banche e dei "circoli di potere", a minacciare di introdurre una tassazione di tipo patrimoniale (ieri), salvo poi rimangiarsi la parola (oggi) di fronte alle bordate di Confindustria, ma nel frattempo il Partito Democratico tace. Non prende posizione, anzi, ne prende due: si alla patrimoniale ma anche no a nuovi aumenti di tasse, senza considerare lo spauracchio della fuga di capitali all'estero. Aspettarsi qualcosa di diverso da leaders che vorrebbero guidare il riformismo europeo è chiedere troppo?

09 novembre 2012

Test match, più che verifiche, una prova d'ingresso


Novembre è da sempre il mese che apre l’anno del rugby internazionale: le squadre dell’emisfero sud, già rodate dai campionati nazionali e dal TriNations (ora Rugby Championship), vengono a “testare” le velleità delle compagini europee, dove invece i campionati sono appena iniziati e gli allenatori sfruttano queste partite come banco di prova prima del 6 Nazioni primaverile. Per la nostra Italia più che una verifica sarà una prova d’ingresso, un benvenuto per un gruppo giovane e nuovo: se il 6 Nazioni scorso è stato all’insegna della continuità con la gestione Mallett e il tour estivo nelle Americhe non ha saggiato la competitività degli azzurri nell’alto livello (l’Argentina era in piena preparazione pre-Rugby Championship e né Canada né Stati Uniti sono all’altezza delle altre 5 nazioni europee), le partite contro Tonga, Australia e Nuova Zelanda dovrebbero dare a Brunel le risposte che cerca.
Soprattutto la prima, quella più alla nostra portata; non che le sfide a Wallabies e All Blacks saranno delle comparsate scontate, tutt’altro, ma francamente è la sfida di Brescia la “nostra” partita, la bilancia attraverso cui la Nazionale verrà pesata e valutata. Se poi ci saranno sorprese nelle altre partite, sia chiaro, bene venga: in campo si entra per vincere.
Attualmente, Tonga ci tallona da vicino nel ranking mondiale: noi siamo undicesimi, loro dodicesimi, e le posizioni potrebbero invertirsi in caso di sconfitta (tié) a Brescia. E’ un avversario direttamente complementare agli Azzurri: il loro un gioco fisico, basato sul talento individuale e molto anarchico (e capace di mettere in difficoltà chiunque, vero Francia?), il nostro un gioco fatto di tattica, organizzazione in mischia e, si spera, gestione della squadra. Ecco perché la partita con Tonga è così importante, come vero banco di prova: è lì che si capirà quanto valiamo e a cosa possiamo aspirare in primavera e in estate. Agli All Blacks ci penseremo a tempo debito, per ora: Forza Azzurri!

08 novembre 2012

Da cultori

L'ultimo film di 007, Skyfall, è tutto sommato un ottimo film, nel suo genere. Questo è, perchè ormai 007 è un genere a sé, un film tutto suo diverso dall'azione all'americana o da altre esperienze cinematografiche. 
Skyfall non fa eccezione: è un classico. Grande azione, scene rocambolesche, scazzottata iniziale prima dei titoli di testa e lotta all'ultimo sangue prima dei titoli di coda. Grande humor, britannico, of course, e ridondante passione per il vintage, che di questi tempi tira molto: che dire della Aston Martin del fu Sean Connery, ora guidata da Daniel Craig?
Il film si rinnova nel suo classico. Emblematico il destino di una delle Bond-Girl, la afro Emy, che alla fine del film si ritrova dietro una scrivania con il ruolo di Monypenny, che negli ultimi film aveva un po' latitato.
Tutto uguale? Quasi. Una grande novità c'è: è il Bond meno misogino di sempre. A parte Judi Dench, che nel ruolo di M recita una parte mai avuta in nessun altro film della saga, ma anche le due Bond-girl sono oggetto di un approfondimento del personaggio sconosciuto solo ai tempi di Pierce Brosnan, figuriamoci di Licenza di uccidere. Una sola scena di sesso e pudicamente celata, nessuna donna che cade tra le braccia di Craig mentre lui si allaccia una scarpa e tanto tanto flirt. Alla pari.
La mano del regista Sam Mendes si riconosce soprattutto per le atmosfere un po' dark un po' gothic del finale; emblematico il cervo che staziona sul cancello della magione scozzese, che fa tanto Harry Potter. 
Innumerevoli le citazioni ed i rimandi, ad altri film della serie ma anche alla storia e alla cultura britannica. Come ogni James Bond che si rispetti, rischia ogni tanto di scivolare verso la "sindrome di Rambo", ad esempio quando Bond "casualmente" trova, sul tetto di un treno in corsa, proprio la catena che cercava per pestare il cattivone di turno. Ma se non fosse così, non sarebbe James Bond.

07 novembre 2012

And the winner is...

Quattro buone ragioni per votare Barack Obama:
  1. Ha garantito assistenza sanitaria a tutti i cittadini americani, a prescindere dalle condizioni economiche
  2. Ha salvato l'industria automobilistica a stelle e strisce grazie ad una massiccia immissione di capitali e sostegno diretto alle aziende in crisi, in barba alle teorie di spending review
  3. E' uscito dal pantano iracheno e garantito il sostegno americano alle rivolte delle primavere arabe dalla Libia all'Egitto
  4. E' disposto a tagliare le tasse per le fasce più indigenti, ma favorevole ad una maggiorazione per i superricchi a nove zeri
Quattro buone ragioni per votare Mitt Romney:
  1. E' un imprenditore e un capitalista, niente di meglio per guidare un'economia in crisi
  2. Ha il sostegno di Wall Street e del gotha finanziario mondiale
  3. E' favorevole ad una posizione ferma e decisa sulla politica estera: sostegno a Israele, nessun compromesso con l'Iran
  4. E' disposto a tagliare le tasse per le fasce più abbienti, perchè tutti devono pagare lo stesso a prescindere dal portafogli
A volte, alcune ragioni sono più valide di altre.

06 novembre 2012

Quel matrimonio non s'ha da fare

Nel giorno in cui tutto il mondo guarda agli Stati Uniti, un piccolo grande matrimonio celebrato qui in Europa potrebbe avere grandi conseguenze in tutto il mondo. Si sa che spesso la diplomazia risponde più alle leggi del mercato che a quelle della politica, ecco quindi che una possibile unione tra le compagnie aeree di bandiera di Germania e Turchia acquisisce un significato tutto nuovo sul piano della geopolitica internazionale.
La Turchia è da anni che cerca di entrare nell'Unione Europea ma, per un motivo o per l'altro, le sue ambizioni non sono mai state accolte. Entrare nel "salotto buono" però, sta diventando una vera ossessione per il premier Erdogan, che ne ha fatto il punto cardine della sua politica estera.
Dove non possono i trattati e le discussioni di Bruxelles, magari può pensarci l'economia a metterci una pezza: Lufthansa e Turkish Airlines potrebbero infatti convolare a nozze, creando così la più grande compagnia aerea del mondo e avvicinando ulteriormente Ankara e Berlino. Fa quasi tenerezza pensare a quando, pochi anni fa, un'Alitalia in pesante crisi era contesa tra AirFrance e Lufthansa e solo le sparate nazionalistiche di Berlusconi sul "non svendiamo le nostre industrie ai tedeschi" hanno sventato un'operazione simili.
Di fatto la Germania ospita già la più grande comunità turca del continente, migliaia di tedeschi si recano in vacanza ogni estate in Turchia e ad Istanbul Berlino è considerata un modello dai tempi dell'impero Ottomano. Turkish Airlines è appena stata votata come migliore compagnia aerea europea del 2012 e il suo servizio ristorante è arrivato secondo dietro, guarda a caso, proprio a Lufhtansa: entrambe le compagnie rappresentano l'eccellenza del trasporto aereo nel continente ed esiste già una partnership  collaudata all'intenro del gruppo StarAlliance.
I motivi per convolare a nozze ci sono, le parti non smentiscono e sembra che persino la Merkel stia accarezzando l'idea: sarà una Turchia un po' più europea o un'Europa più orientale a emergere? 
Di certo, la politica si adeguerà, nonostante Borghezio.

05 novembre 2012

Ricorda sempre il 5 Novembre...

Oggi è il 5 novembre, giorno in cui il mondo anglosassone ricorda il fallito attentato di Guy Fawkes contro il Parlamento inglese nel 1605.
La ricorrenza è stata resa celebre dal film "V per Vendetta", in cui il protagonista V, terrorista ribelle contro un governo dittatoriale orwelliano, pianifica un attentato e una grande manifestazione proprio il 5 novembre; il film stesso gioca molto sul nome "V" che in numeri romani è, appunto, il 5.
Il complotto originale, quello di Guy Fawkes e Robert Catesby, era in realtà un tentativo di colpo di stato cattolico contro Re Giacomo, protestante. Siamo nell'epoca delle guerre di religione, l'Inghilterra ha appena perso la più famosa delle regine, Elisabetta (la prima), e suo successore è diventato Giacomo, già re di Scozia. I cattolici, ancora ben presenti nel regno, hanno un ultimo tentativo per provare a installare un governo papista, appoggiati da Roma e dalla Spagna.
Guy Fawkes viene scoperto mentre sta piazzando delle cariche esplosive sotto il Parlamento, la House of Lords. Catturato, verrà giustiziato in piazza; i cattolici avranno comunque la loro occasione qualche decennio dopo, ma andrà male: l'Inghilterra resterà sempre un paese protestante, anglicano.
Nonostante il film con Natalie Portman, in cui Guy Fawkes è celebrato come un eroe, oggi gli inglesi festeggiano l'efficacia dell'"antiterrorismo" di allora: fantocci con le sembianze di Fawkes vengono bruciati in tutto il Paese e i bambini mangiano dolciumi attorno a questi falò: una festa istruttiva, dopotutto.

02 novembre 2012

Di qua e di là del mare

Nel giorno in cui governo e sindacati si trovano invischiati nella sentenza di Pomigliano, una nuova attestazione di stima per Marchionne arriva dall'altro lato dell'Atlantico, da quegli Stati Uniti in piena campagna elettorale e dove il manager italo-canadese è un convinto sostenitore del presidente uscente.
Proprio Obama ha rilasciato ieri uno spot pubblicitario che cita direttamente le parole di Marchionne per smentire una boutade del candidato repubblicano Mitt Romney. Jeep, che fa parte del gruppo Chrysler ora controllato da FIAT, dovrebbe essere rilocalizzata in Cina abbandonando la storica fabbrica dell'Ohio? Niente affatto, smentisce Marchionne stesso, e la campagna del presidente democratico si affretta a rilanciare il messaggio per allungare ancora proprio in Ohio, guarda a caso uno degli "stati-chiave" dell'elezione.
Possibile che in America, patria del liberismo finanziario e del "guai a intervenire in economia", la scelta di una compagnia privata possa diventare l'ago della bilancia in una campagna elettorale presidenziale?
Proprio Romney poi è quello che metterebbe dei paletti, accusando Obama di aver svenduto la Chrysler "agli italiani", primo passo dello smantellamento di un bene nazionale come l'automobile.
In Italia invece il governo (tecnico) fatica a trovare una posizione (politica) con cui dialogare, se possibile, con FIAT, e anche le varie opposizioni si trovano chiuse dal ricatto dell'azienda torinese: noi produciamo in Italia a un costo del lavoro svantaggioso, almeno fateci fare come vogliamo nelle fabbriche.
Un'Italia più liberista degli USA, insomma, che fatica a trovare il bandolo della matassa e che francamente sembra essere presa da tutt'altre polemiche. In attesa di svegliarsi e di vedere un premier bussare al Lingotto con il cappello in mano.

01 novembre 2012

Finally, movember!

E' arrivato novembre, tempo di baffi. Da anni il penultimo mese dell'anno viene soprannominato "Movember" (da moustache+november) per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle malattie tipicamente maschili come il tumore alla prostata.
L'iniziativa è ormai storica: nasce nel 2003 ad Adelaide, in Australia, dove i giocatori di una piccola squadra di rugby scelgono di non tagliarsi i baffi per un mese come gesto di vicinanza verso alcuni malati di cancro alla prostata. Nel giro di pochi anni l'usanza si è espansa sia tra i giocatori del giro delle nazionali australi come Quade Cooper o Will Genia, sia nell'emisfero nord.
Oggi il sito movember.com, che gestisce anche una lunga serie di iniziative di corredo, ha pagine dedicate a praticamente ogni angolo del globo, dal Canada alle isole Fiji, e non appartiene solo a dei rugbisti, ma di centinaia di migliaia di persone che vogliono esprimere vicinanza e solidarietà a malati e disabili. Poche pretese, tanta voglia di divertirsi.