15 novembre 2012

L'Irlanda al centro dei riflettori nel peggiore dei modi

L'Irlanda è uno dei pochi paesi europei che ancora non ha una coerente legislazione sull'aborto e lo sta scoprendo nel peggiore dei modi.
Il caso di una donna di origine indiana deceduta all'ospedale di Galway (UHG) perché i medici si sono rifiutati di interrompere la gravidanza sta concentrando sull'isola verde l'attenzione dei media di tutto il mondo. 
Savita Halappanavar, 31 anni, era stata ricoverata il 21 ottobre per un forte mal di schiena e complicazioni nella gravidanza. La situazione è apparsa subito grave, tanto che gli stessi medici hanno ammesso che l'aborto era l'unico modo per salvare la donna. "L'Irlanda", però "è un paese cattolico" che non ammette l'interruzione di gravidanza. Così si è visto rispondere dei dottori di Galway il marito della donna, che invano chiedeva che fosse fatto il possibile per salvarle la vita: la legislazione irlandese, infatti, proibisce l'interruzione di gravidanza fintanto che è percepibile il battito cardiaco del feto. Savita ha dovuto superare 3 giorni di agonia fino a che il feto, che la stava uccidendo, ha smesso di battere. Trasferita seduta stante nel reparto intensivo, l'intervento dei medici non è però bastato a salvarle la vita: Savita Halappanavar è deceduta il 28 ottobre.
Il caso ha subito scosso la nazione intera, tanto che i leader del partito laburista, all'opposizione, hanno chiesto fin da subito una revisione della legislazione vigente, ma lo Fine Gael, partito conservatore al governo, ha chiesto tempo per verificare e non prendere decisioni sull'onda dell'emozione.
Un'indagine scientifica è stata avviata per stabilire, attraverso l'autopsia, se la donna avrebbe potuto essere salvata interrompendo precocemente la gravidanza.

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