Questo finesettimana ha visto i cittadini della Sierra Leone andare al voto per la terza volta dalla fine della guerra civile (1991-2001). Uno svolgimento regolare del processo di voto avrebbe evidenziato che il graduale passaggio dalla ricostruzione al consolidamento democratico si fosse concluso.
I due partiti principali, il Congresso del Popolo (APC) al governo e il Partito del popolo della Sierra Leone (SLPP) all'opposizione, si rimbalzano da giorni le accuse di brogli, intimidazioni e irregolarità.
Alla fine sembra che il governo attuale del presidente Ernest Koroma sarà riconfermato, ma a dominare è l'incertezza e la paura che il paese precipiti di nuovo in una spirale di violenza.
Di fronte alle polemiche, gli osservatori mandati dall'Unione Europea si sono schierati in difesa del Comitato Elettorale e hanno testimoniato uno svolgimento "tutto sommato" corretto, pur riconoscendo che alcune irregolarità sono avvenute specie nel nord-est del paese, la zona più ricca di diamanti, oro e rutilo.
Anche la scoperta di un importante giacimento petrolifero al largo delle coste sierraleonesi potrebbe portare nuovo dolore più che un incremento del benessere, almeno secondo le principali agenzie non governative presenti nel paese: il paradosso di un paese dove le risorse, più che un dono, sembrano essere una maledizione.
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