Greenpeace Italia ha rilasciato oggi una nuova campagna pubblicitaria per la promozione di una politica ambientale coerente. Obiettivo: colpire direttamente la classe politica, o quel che ne è rimasto, come responsabile del mancato decollo delle energie alternative italiane.
Ci cascano dentro più o meno tutti: Renzi, Bersani, Casini, Fini, Alfano, Di Pietro, Maroni e Vendola.
Ci casca dentro anche Berlusconi.
Tutti responsabili allo stesso modo, sembrerebbe, tutti "amici del petrolio e del carbone". Il governo dei tecnici non viene sbeffeggiato sui manifesti, ma andando a leggere le schede presenti sul sito dell'iniziativa è uno degli attori più spesso chiamati in causa.
Però, c'è un però: il PD ha dalla sua fondazione un interesse ambientale o ecologista, comunque si voglia chiamarlo. C'è sempre stato un referente ambiente così come un responsabile economico o estero dai tempi di Veltroni che, non a caso, nel suo governo ombra del 2008 aveva voluto l'allora presidente di Legambiente Ermete Realacci in quella posizione. Che poi a livello locale o nazionale questa "anima verde" non si sia mai fatta sentire più di tanto è un altro discorso, legato più al cronico immobilismo di un partito policentrico che ad altro.
SEL ha l'Ecologia addirittura nel nome, accogliendo l'eredità dell'esperienza politica dei Verdi che, per quanto costellata di fallimenti, ha per anni rappresentato da sola l'intero ambientalismo italiano.
La campagna di Renzi, invece, dovrebbe essere "a impatto zero", ovvero tutte le iniziative dovrebbero essere coperte dalle emissioni di CO2 attraverso piantumazione e sfruttamento delle rinnovabili. Trovata elettorale o sincero interessamento alla causa, di fatto però il punto c'è.
Dall'altro lato la causa ambientalista non ha ricevuto lo stesso sostegno: nello statuto del PdL la parola "ambiente" non compare nemmeno e né Fini né Casini sono mai stati visti a difesa di una foresta o di un parco nazionale.
Suona strano questo inno all'antipolitica, soprattutto se non viene assolutamente citato chi dell'antipolitica ci ha fatto una bandiera: Grillo non è presente tra i "politici malfattori" di Greenpeace, quasi a suggerire un tacito assenso che, in queste condizioni, suona molto come un sostegno diretto.
Anche il M5S ha sempre fatto dell'ambientalismo una delle sue battaglie più convinte, TAV e termovalorizzatori insegnano, ma così come per altri le sviste non sono mancate.
Perchè lui no?
Nessun commento:
Posta un commento