26 novembre 2012

Que pasa en Barcelona

Difficile dire chi abbia davvero vinto in Catalogna, ancor di più capire come evolverà la situazione, con un popolo, quello catalano, che si lamenta del governo centrale arrivando a chiedere l'indipendenza, ma poi non riesce a passare dalle minacce ai fatti.
Nessuno dei partiti ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi. Anzi, il partito indipendentista di centrodestra, Convergenza e Unione (CIU), che si è autodimissionato dopo anni di governo per poter andare al voto sicuri di una forte riconferma dopo la "sbornia" della manifestazione di settembre, è addirittura retrocesso rispetto al risultato del 2010 fermandosi a 50 seggi su 135.
Anche i partiti più "madridisti", PSC/PSOE, socialista, e PP, popolare, sono stati bocciati dal voto, a dimostrazione che il sentimento indipendentista è ben vivo.
L'unico a trarre vantaggio è il partito repubblicano catalano (ERC), anch'esso indipendendista ma schieratamente a sinistra, che conquista 21 seggi forte del 13,5 % delle preferenze.
E' forse questo il dato più significativo: il secondo partito è ben sotto il 15% dei voti.
Gli scenari possibili sono diversi, ma tutto resta nelle mani di Artur Mas, fino a sabato presidente della generalitat e leader del CIU, che sarà costretto a ricorrere alle alleanze per poter governare.
La più naturale sarebbe quella con il Partido Popular, di cui condivide la linea politica salvo che nella questione dell'autonomia: i popolari sono da sempre i più convinti sostenitori di uno stato forte e centralizzato, e negli ultimi tempi sembra che il CIU abbia calcato la mano sul tasto dell'indipendenza, per usare un eufemismo.
Qualcuno già prospetta un'inedita alleanza CIU-ERC esclusivamente con l'obiettivo dello scorporo da Madrid. Di certo uno scenario effimero, una sorta di patto Molotov-Ribbentropp in salsa indipendentista.
Ad ogni modo, dopo le ultime stime al ribasso sulle prospettive di crescita dell'economia spagnola, per Mariano Rajoy non si prospettano sogni tranquilli.

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