Una buona idea che arriva dagli Stati Uniti, ma potrebbe presto essere esportata anche in Europa.
Proprio nella settimana in cui un tribunale USA da ragione ad Apple nella "guerra dei brevetti" contro la rivale coreana Samsung, con annesso assegno da più di un miliardo di dollari per le casse di Cupertino, la casa della mela lancia una nuova, ennesima, app che promette di essere protagonista nella campagna elettorale per le presidenziali di novembre.
Di cosa si tratta?
Semplice, di un software dedicato ad iPhone e iPad che, analizzando tono di voce e contenuti degli spot elettorali, dovrebbe essere in grado di dirci se il candidato menta o meno.
Il "programmino", sviluppato da un gruppo di ricerca dell'MIT di Boston dedicata alle indagini mediatiche, funziona in base a un database in cui sono registrate le donazioni che ogni candidato riceve dai diversi gruppi industriali (negli USA il lobbysmo è normale pratica politica e parte del gioco democratico), i retroscena più o meno scandalistici legati ad una particolare tematica eccetera eccetera.
Ma forse la trovata migliore è il ruolo che l'elettore stesso acquista, visto che è possibile, in base ai suggerimenti forniti dal melafonino, decidere se il candidato sia sincero o meno, ed esprimere un giudizio sulla sua campagna. Questi giudizi poi possono essere condivisi con tutti gli altri utenti che hanno scaricato la stessa app, così da avere una valutazione di massa.
Se già internet quindi sta cambiando il modo di fare politica, con i cittadini che possono esprimere preferenze e suggerimenti in modi sconosciuti solo 4 anni fa, questa nuova diavoleria elettronica promette di fare ancor meglio: sapremo, in teoria, quali sono le dietrologie e le motivazioni che portano un politico a sostenere una determinata posizione piuttosto che un'altra, e che impatto sta avendo questa scelta sull'intero corpo elettorale. Mica male.
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