Quasi tutti i bookmaker e i giornalisti del settore indicano nella Juventus, campione in carica, la squadra da battere.
Alessandro Vocalelli spezza una lancia a favore dell'Inter, considerata un po' sopra le altre outsiders, ovvero Milan, Napoli, Roma, Lazio e Udinese.
Invece qualche considerazione:
- sarà l'edizione più giovane degli ultimi anni: nell'estate se ne sono andati monumenti calcistici del calibro di Del Piero, Nesta e Inzaghi, che hanno lasciato spazio a giocatori giovani e scalpitanti. Giovinco è in attesa del in una grande dopo i trascorsi in provincia, mentre per Destro può essere l'anno della consacrazione. Questo solo per citare i primi due della classe; volenti o nolenti, gli allenatori dovranno per forza impiegare più matricole e sperimentare maggiormente rispetto a quanto fatto in passato. E questo è buono.
- è un campionato più povero: le cessioni di Ibrahimovic, Thiago Silva e Cavani confermano l'aria di crisi che ha colpito anche il mondo del pallone, spingendo molti presidenti a "far cassa". La penuria di prime scelte però potrebbe tradursi in nuove sorprese o recuperi, magari anche in ottica azzurra, vedi Pazzini, Giovinco e Destro, appunto.
- il numero di stranieri è aumentato rispetto alle passate edizioni. Non sono possibili dati definitivi visto che non è ancora chiuso il mercato, ma di certo ci saranno più forestieri e meno italiani. Bene o male?
Due soli invece sono gli allenatori stranieri, a fronte di 18 italiani: si tratta di Zeman della Roma e del bosniaco Petkovic della Lazio. Gli allenatori italiani comunque continuano ad essere molto richiesti da fuori: Ancelotti, Di Matteo, Mancini e Spalletti sono tutti pronti a riprendere la loro carriera di "italiani all'estero".
Se chiedete ad un giornalista "calciofilo" un'analisi del nostro campionato, probabilmente potrebbe mettersi a piangere.
Un ridimensionamento del dio-pallone, invece, può forse portar bene e far crescere le novità, poi domani, magari, chissà...
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