Una storia che sembra scritta apposta per un film, già letta più volte sui nostri giornali.
E' sabato sera e una famiglia sta tornando a casa in macchina. Piove, la strada è scivolosa e traditrice, la macchina finisce in un canale.
La famiglia rischia grosso: la madre perde i sensi e anche padre e figlio non riescono a uscire dall'abitacolo, che lentamente scivola verso il fondo del canale.
Per fortuna passano di lì tre persone, due uomini e una donna, immigrati e clandestini. Uno di loro si rende conto di quello che sta accadendo, non ci pensa due volte e si getta in acqua per aiutare chi rischia la vita.
Nel frattempo arrivano i soccorsi, i tre immigrati si rendono conto del grosso rischio che stanno correndo e si allontanano, nascondendosi. Bisogna scappare dopo aver salvato una vita, se non si vuole venire espulsi.
La famiglia però non si da per vinta, troppo grande è la riconoscenza verso questi salvatori per poter restare in silenzio, la stampa nel frattempo viene a sapere della cosa, si interessa e trasforma gli immigrati in eroi.
Gli eroi però sono identificabili, possono essere espulsi.
La comunità locale si mobilita e cerca di trasformare la cosa in un caso nazionale: non si può rimandare oltremare una persona che ha salvato una vita. Non importa il passato, non importa la clandestinità, chi ha sventato una simile tragedia non può non ricevere il giusto riconoscimento, così scrivono i giornali e così dicono i politici. Non mancano nemmeno le polemiche, c'è chi non ci sta. Persino il ministro si interessa e predispone una grazia, un permesso di soggiorno honoris causa.
La storia ha un lieto fine: l'immigrato clandestino ha distrutto con un solo gesto tutti i pregiudizi sugli extracomunitari, sui maruga e sui neri. Un solo gesto, naturale e spontaneo: salvare una vita.
Non è bastato: Adoiou Aberrahim, 48 anni, è stato fermato questa mattina con l'accusa di immigrazione clandestina e verrà rimpatriato. La legge è uguale per tutti.
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