12 ottobre 2012

Ci pisciano in testa, e dicono che piove

La notizia è di ieri, ormai è vecchia, in effetti. Ma merita comunque di essere letta, scritta, gridata nelle strade, perchè lascia veramente di stucco. Come mai la Corte Costituzionale ha bocciato la legge che tagliava gli stipendi dei super-manager pubblici? Tutti se lo stanno chiedendo, in pochi rispondono.
Riassunto: il decreto legislativo numero 78 del 2010 (due anni fa!) stabiliva che, all'interno delle misure di controllo della spesa pubblica, gli sti€pendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione superiori ai 90.000 € annui lordi venissero tagliati del 5% nella parte eccedente e del 10% se lo stipendio avesse superato i 150.000€.
Niente da dire, ci sono tagli in tutti i settori, intere aziende sono entrate in cassa integrazione e in tutta Italia c'è un clima da "spending-review", è giusto che anche i manager pubblici, che non sono o non dovrebbero essere politici, facciano la loro parte, come i loro colleghi privati.
Purtroppo però qualcuno ha fatto ricorso, si è aperto un procedimento revisorio presso la Corte Costituzionale che oggi ha emesso la sentenza.
La norma è definita incostituzionale non solo come modifica unilaterale del rapporto di lavoro, ma soprattutto perchè andando a colpire i "soli" dipendenti pubblici costituirebbe una discriminazione.
Una legge ad personam, quindi, che andando a colpire una determinata categoria professionale sarebbe incostituzionale.
Queste le motivazioni: discriminazione.
La normativa giuridica è rispettata, per il pudore si può aspettare domani. 

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