"La Siria rappresenta veramente la tempesta perfetta". Jon Lee Anderson non ha dubbi: di tutte le rivolte e sommosse della Primavera Araba, quella siriana rappresenta la situazione più difficile, la più intricata.
Anderson è giornalista del New Yorker ed esperto di Medio Oriente, lui stesso è stato in Siria più volte prima e dopo l'inizio delle sommosse. In questi giorni è ospite del Festival di Internazionale di Ferrara, dove oggi si è svolto un incontro sulla rivolta al regime di Bashar al-Assad.
Le stesse condizioni politiche ed economiche siriane, le pressioni internazionali e l'escalation di violenza che sta tragicamente colpendo il Paese non hanno termini di paragone con le esperienze di Tunisia, Egitto e Libia.
Un intervento militare occidentale non sembrerebbe possibile per via dei forti appoggi che Assad gode all'interno dello stesso Consiglio di Sicurezza dell'ONU: Russia e Cina si sono sempre opposte a qualsiasi forma di intervento armato in Siria. Allo stesso tempo però le forze ribelli, il direttivo dell'Esercito Siriano Libero, non dispongono delle forze per contrastare l'aviazione governativa, che sta facendo pendere la bilancia a favore della dittatura. "Fino a che i ribelli non potranno contendere il cielo ad Assad, non potranno fare molto di più di quello che stanno già facendo ora".
E' quindi impensabile che la situazione migliori, almeno nel breve periodo. Anzi potrebbe peggiorare, drasticamente.
"L'ultima cosa da fare è aspettarsi che la soluzione arrivi come una nave di soccorso dopo il naufragio, questa nave potrebbe non arrivare mai".
Nessun commento:
Posta un commento