Villa Epecuén era una cittadina argentina della provincia di Buenos Aires.
A circa 600 km dalla capitale sudamericana, negli anni '60 e '70 aveva conosciuto un vero e proprio boom turistico grazie all'omonimo lago salato, le cui acque avrebbero salubri effetti termali. Alcuni studi confermerebbero come il Lago Epecuén sia il secondo specchio d'acqua più salato del mondo, superato soltanto dal Mar Morto in Israele.
Ad ogni modo, dopo 25 anni di prosperità e crescita economica, nel 1985 il livello delle acque del lago è cresciuto rapidamente, arrivando a rompere gli argini e sommergere completamente la città. Agli abitanti del luogo non rimase altro che raccogliere gli effetti più cari e trasferirsi altrove.
Il lago è cresciuto ancora per una decina d'anni, tanto che nel 1993 la città si trovava sommersa da dieci metri di acque salate.
Storia già sentita, moltissime volte.
Negli ultimi anni, invece, la svolta: probabilmente a causa dell'innalzamento medio delle temperature, le acque del lago hanno cominciato a ritirarsi, restituendo alla terraferma l'antica città. Oggi Villa Epecuén appare come una città sommersa restituita alla vita, creando paesaggi spettacolari e attirando nuovamente l'attenzione dei media.
Qualcuno vorrebbe trasformarla in un set cinematografico permanente, o almeno girarci un paio di film.
Lo scenario, in effetti, sarebbe unico.
Ieri Repubblica ha incontrato l'unico abitante di questa Atlantide nel cuore della pampa. L'ottantunenne Pablo Novak che ha scelto di ritornare nella città dove è cresciuto non appena il lago gliela ha restituita: "Sto bene qui: sono solo ma so come cavarmela."
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