Silvio Berlusconi è stato condannato ad un anno di carcere per il caso intercettazioni-Unipol, avrebbe infatti fatto spiare e registrare sia Piero Fassino sia Giovanni Consorte, che ricevono così un indennizzo di 80.000 euro.
Noccioline.
Dopo la sentenza Mediaset e consequente risarcimento a sei cifre all'Ingegnere De Benedetti, il Cavaliere sta accomulando condanne al ritmo con cui un cittadino comune accumula multe per divieto di sosta.
Una volta ogni tanto, il copione si ripete: i giudici leggono la sentenza ad un imputato che non è (mai) presente in aula, i giornali del suddetto imputato gridano allo scandalo e lui ha gioco facile a dipingersi vittima di un complotto di magistrati neocomunisti. I quali, incessantemente, procedono.
Perchè la conquista e la gestione del potere berlusconiano hanno aperto contenziosi in ogni provincia d'Italia.
E così un processo a Como, un altro a Napoli, svariati a Monza e, ovviamente, Milano. La capitale dell'impero. Ma anche il fortino di Ilda Boccassini, il giudice più rosso di tutti.
La musica non cambierà nemmeno questa volta, lo indicano gli sviluppi: Piero Longo, legale del Cavaliere in questo processo, ha già dichiarato che si tratta di una sentenza fuori da ogni logica, mentre Daniele Capezzone, portavoce del PDL, ha ricordato come un membro del consiglio giudiziario sia atteso a sua volta da un esame della Cassazione che potrebbe rimettere in gioco tutto.
L'elettorato pidiellino da tempo ha dato prova di non ritenere gli scandali giudiziari di Berlusconi materia di confronto elettorale. Questo scandalo non è più grave di altri, o scabroso, o indecente.
E' semplicemente un altro, ennesimo, giro di giostra.
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