15 marzo 2013

Accordi a Gerusalemme

Due giorni fa la visita del presidente Shimon Peres a Strasburgo aveva acceso i nostri riflettori sullo stato di Israele. 
Oggi una nuova notizia arriva da Gerusalemme, ed è una delle più attese: il primo ministro Benjamin Nethanyau ha trovato un accordo di governo dopo quasi due mesi di stallo in Parlamento.
Le elezioni del 22 gennaio scorso, infatti, avevano sancito la vittoria del Likud, il centrodestra ebraico al potere da 5 anni, ma si era trattata di una vittoria di Pirro: i numeri erano troppo risicati per poter governare.
Una situazione tutto sommato simile, con le dovute distinzioni, a quella italiana: un partito che "arriva primo ma non vince", e una costellazione di forze minori e di peso diverso pronte a ottenere il miglior risultato possibile per i propri elettori.
A Nethanyau si prospettavano due strade: allearsi (ancora) con gli ultra-ortodossi, ma alienandosi così una volta per tutte il voto centrista, oppure cercare l'accordo con le altre formazioni come Yesh Atid e Hatnuah, rendendosi disponibile ad alcuni cambiamenti sul programma di governo.
"Bibi" ha scelto la seconda strada, riuscendo a concludere l'accordo con tre leader centristi, Yair Lapid, Naftali Bennet e Tzipi Livni, che dovrebbero garantirgli 68 seggi sui 120 totali della Knesset.
Si tratta sicuramente di una buona notizia o, almeno, di una notizia migliore: se avesse cercato l'accordo con gli ultra-ortodossi, il governo Nethanyau sarebbe probabilmente stato ostaggio delle decisioni di un gruppo di vecchi rabbini pronti a tutto pur di difendere le Colline di Sion.
Con questa decisione, invece, le probabilità di una nuova guerra in Medio Oriente si abbassano, pur restando altissima la tensione riguardo agli insediamenti israeliani in Cisgiordania (e ne sa qualcosa lo stesso Shimon Peres) e alla bomba atomica iraniana.
A proposito di quest'ultimo tema, il governo USA ha dichiarato che Tehran potrebbe disporre dell'ordigno al massimo entro un anno, ma il presidente Obama, in Israele proprio in questi giorni per una visita ufficiale, ha rassicurato: "Li fermeremo".

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