Pier Luigi Bersani è nato a Bettola, paesino di 3000 anime sull'Appennino Piacentino, il 29 settembre del 1951, esattamente 15 anni dopo Belusconi, stesso giorno un decennio e mezzo dopo.
Bersani è nato a Bettola e non è emiliano solo di nome, emiliano di fatto.
L'Emilia è poi da sempre la terra dei rossi per eccellenza, la terra di Peppone in mezzo a tanti Don Camillo.
Nel sociale, nel pubblico, gli emiliani ci sanno fare. Le amministrazioni emiliane hanno storicamente brillato: Modena, Reggio Emilia, Parma sono state spesso presentate come modelli da seguire, da imitare, salvo l'ultima eccezione della gestione Vignali nella città ducale.
Bersani è stato presidente di questa regione per tre anni e mezzo, dal '93 al '96 prima di passare al primo governo Prodi come ministro dell'industria e del commercio.
Ha lavorato bene, avendo a disposizione anche una regione che, di fuoriserie, se ne intende, ma nell'epoca dei rampanti e degli yuppie, Bersani non riesce a trovare la sua dimensione.
Da ministro la sua attività è stata incentrata al pragmatismo, al lavoro. Silenzioso, ma efficace. Lontano dai giornali, del governo Prodi II si ricordano due cose: l'immobilismo e le liberalizzazioni sui taxi.
Firmate Bersani.
Lavoro silenzioso, poche parole ma tanta sostanza: terra, industria e concretezza.
Quando, ad aprile, l'Emilia è stata messa in ginocchio dal terremoto, su Facebook girava un augurio e un'invocazione, quasi un'ode all'Emilia, terra di eccellenze: parmigiano, salumi, la Barilla, le Ferrari e le Lamborghini, la Ducati e la Virtus Bologna.
Gli emilani, si legge, sono così: devono fare un formaggio, tirano fuori il parmigiano-reggiano, gli chiedono una macchina ed ecco la Ferrari.
Forse di rampante Bersani avrà anche poco, ma di cavalli, per riaccendere il motore dell'Italia, ne avrà bisogno molti.
Buona notte, e buona fortuna.
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