12 dicembre 2012

Right-to-Work

Lo Stato del Michigan ha approvato una legge a favore del diritto al lavoro ("right-to-work"), nelle intenzioni della maggioranza repubblicana che l'ha varata, e che colpisce direttamente la rappresentanza sindacale industriale.
Negli USA il ruolo dei sindacati è piuttosto diverso rispetto all'Italia: sebbene la gran parte degli iscritti si riconosca nel partito Democratico, i sindacati sono generalmente apolitici e non prendono posizioni su questioni di interesse nazionale, limitandosi invece alle dinamiche interne alle fabbriche.
Allo stesso tempo, i sindacati dispongono solitamente di una quota della compagnia in cui operano, diventando di fatto dei veri e propri azionisti. Un po' come se la FIOM gestisse azioni della FIAT.
In molti si ricorderanno la scena di Marchionne che accoglie Obama in una fabbrica Chrysler appena riaperta, fianco a fianco con il rappresentante dei lavoratori. La scena si svolgeva proprio in Michigan, lo stato dell'auto, di Ford, Chrysler e GM.
E' un modello, quello del sindacato americano, che ha i suoi pro ed i suoi contro, ma che di certo garantisce al singolo lavoratore molto più potere decisionale che da noi.
Proprio dal Michigan però sembra che il vento stia cambiando: un lavoratore infatti può scegliere se iscriversi o meno al sindacato ma, data la particolare posizione di sindacato-azionista, è comunque tenuto a pagare una piccola sottoscrizione, in quanto lui stesso entra a far parte dell'azionariato.
La nuova legge invece dispenserebbe i lavoratori da quest'obbligo. 
Viene così ripristinata la libertà del singolo lavoratore, cui magari può non interessare diventare parte del CDA dell'industria per cui lavora, ma allo stesso tempo si colpiscono i sindacati che così non possono più farsi portavoce dell'intera forza lavoro.
Di fatto, 12 mila persone hanno manifestato ieri contro la legge "right-to-work", e il partito Democratico ha indetto una raccolta firme per chiedere un referendum abrogativo.

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