11 dicembre 2012

Il treno delle occasioni perse

Le dimissioni anticipate di Mario Monti stanno portando l'Italia indietro più o meno di sei mesi, non solo in termini di mercato, con quel dannatissimo spread che proprio non vuole scendere. L'Italia rischia, o meglio, il rischio è ormai un beato ricordo, l'Italia si presenterà alle prossime elezioni (febbraio?) con poche conquiste e tante occasioni perse, leggi che avrebbero dovuto essere varate negli ultimi mesi ma che, causa crisi di governo, sono destinate a saltare.
Due su tutte: la legge elettorale e l'Agenda digitale.
Il porcellum avrebbe dovuto essere cambiato ancora prima di entrare in vigore, ma non ce ne era tempo. Il governo Berlusconi, che proprio grazie a questa legge era stato dotato di margini di manovra mai visti in Parlamento, non ci ha proprio pensato a varare una riforma elettorale e così hanno fatto anche i tecnici, forse troppo timidi per mettersi a riscrivere le regole del gioco. Così verremo chiamati a votare ancora con la legge più brutta d'Europa, secondo una definizione non dei detrattori, ma del creatore stesso di questa legge, lo stesso Calderoli che l'ha definita una porcata. Non ce ne è stato tempo? Sarà, ma in un paese dove anche le primarie di un partito rischiano di essere condizionate più dalle polemiche sulle regole che non da un dibattito sui contenuti, forse pretendere di cambiare una legge elettorale in 5 (cinque!) anni soltanto è chiedere troppo.
Che dire poi dell'Agenda digitale, quel grande carrozzone di decreti che avrebbe dovuto "svecchiare e snellire" la pubblica amministrazione, quasi fosse una via di mezzo tra un lifting e la dieta Dukan. Ovviamente non si farà. Il decreto è oggi all'esame della Camera, che è però troppo impegnata a far passare la legge di stabilità per concentrarsi su qualcosa d'altro.
E l'ILVA? Come andrà a finire? Probabilmente i nuovi governanti a febbraio si troveranno anche questa bella gatta da pelare, visto che anche oggi il ricorso dei proprietari contro il sequestro preventivo è stato respinto.
Il concorsone degli insegnanti invece prosegue: le polemiche se le beccherà qualcun altro, ma almeno qui il governo assume.

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