21 dicembre 2012

Lacrime e orecchie

Francamente dopo la mortadella a Montecitorio pensavamo di averle viste tutte. 
Poi quest'anno alcune performance dei nostri Onorevoli ci hanno fatto ricredere, e non si parla qui dell'arroganza o dell'impunità della nostra classe politica, non si parla di rimborsi elettorali o di feste da maiali. Si parla della classe politica più comica del mondo, o la più tragicomica, per meglio dire.
A fantAntonio di Pietro, che dominava la prima serata degli italiani con una sintassi che neanche il suo omonimo Cassano poteva sfoggiare, pochi mesi fa ha risposto il semisconosciuto Eraldo Isidori del gruppo LegaNord Padania, tanto per ribadire che la grammatica e la sintassi sono un'emergenza bipartisan.
Era quello del "Io ritengo, come Lega...", tanto per ricordare.
Oggi anche il governo ha voluto farsi trovare impreparato, forse per la nostalgia che si respira in queste ore in un transatlantico addobbato per Natale, forse per l'atmosfera da fin de siécle di questo fine legislatura.
Ci ha pensato Elsa Fornero, che ha chiuso la sua carriera da ministro come l'aveva cominciata: pochi giorni dopo l'insediamento le lacrime in conferenza stampa, oggi, nel giorno delle dimissioni del governo, il gesto di chiudere le orecchie di fronte agli attacchi padani.
Insomma sembra che Elsa abbia imparato la lezione: a presentarsi come sensibile e attenta si rischia di passare per ingenui, e la stampa ti distrugge. Meglio un plateale menefrego, non gridato, ma mostrato come lo mostrano i bambini all'asilo, che sanno che se rispondono a mamma e papà arriva un colpo. Allora si chiudono le orecchie, e non vogliono sentire.
Oggi il ministro ha chiuso il cerchio, e dalla ragazzina fragile che aveva presentato ai giornalisti un anno fa è diventata un bambino capriccioso e viziato. Non proprio quello che si dice un percorso di crescita.

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