25 dicembre 2012

Fairytale of New York

Dimenticate Jingle Bells o Tu scendi dalle stelle, dimenticate anche John Lennon e War is over
Dimenticate le slitte, il presepe o ambigui personaggi tracagnotti vestiti di rosso.
Se non ne potete più né di Bing Crosby né di Michael Bublé, e francamente All I want for Christmas  vi dà il voltastomaco, gettatevi nei Pogues e nel freddo della Grande Mela la vigilia di Natale.
Secondo alcuni è questa la migliore canzone di Natale. Simona Siri, almeno, ne è sicura. 
E' la migliore perchè in realtà non è una vera canzone di Natale, non trasmette gioia, ma piuttosto tristezza e malinconia, pur lasciandosi una porta aperta sul finale. Speranza.
In Italia qualcuno ha provato a fare lo stesso, e i Modena City Ramblers hanno pubblicato Canto di Natale.
Birra e whisky, niente cappone, panettone e spumante. A noi il Natale piace così.

21 dicembre 2012

Lacrime e orecchie

Francamente dopo la mortadella a Montecitorio pensavamo di averle viste tutte. 
Poi quest'anno alcune performance dei nostri Onorevoli ci hanno fatto ricredere, e non si parla qui dell'arroganza o dell'impunità della nostra classe politica, non si parla di rimborsi elettorali o di feste da maiali. Si parla della classe politica più comica del mondo, o la più tragicomica, per meglio dire.
A fantAntonio di Pietro, che dominava la prima serata degli italiani con una sintassi che neanche il suo omonimo Cassano poteva sfoggiare, pochi mesi fa ha risposto il semisconosciuto Eraldo Isidori del gruppo LegaNord Padania, tanto per ribadire che la grammatica e la sintassi sono un'emergenza bipartisan.
Era quello del "Io ritengo, come Lega...", tanto per ricordare.
Oggi anche il governo ha voluto farsi trovare impreparato, forse per la nostalgia che si respira in queste ore in un transatlantico addobbato per Natale, forse per l'atmosfera da fin de siécle di questo fine legislatura.
Ci ha pensato Elsa Fornero, che ha chiuso la sua carriera da ministro come l'aveva cominciata: pochi giorni dopo l'insediamento le lacrime in conferenza stampa, oggi, nel giorno delle dimissioni del governo, il gesto di chiudere le orecchie di fronte agli attacchi padani.
Insomma sembra che Elsa abbia imparato la lezione: a presentarsi come sensibile e attenta si rischia di passare per ingenui, e la stampa ti distrugge. Meglio un plateale menefrego, non gridato, ma mostrato come lo mostrano i bambini all'asilo, che sanno che se rispondono a mamma e papà arriva un colpo. Allora si chiudono le orecchie, e non vogliono sentire.
Oggi il ministro ha chiuso il cerchio, e dalla ragazzina fragile che aveva presentato ai giornalisti un anno fa è diventata un bambino capriccioso e viziato. Non proprio quello che si dice un percorso di crescita.

20 dicembre 2012

Per sposarsi all'altro capo del mondo

La legge sui matrimoni gay in Spagna l'aveva voluta il "rosso" Zapatero, scatenando l'abituale coro di polemiche e un rimprovero in diretta da Sua Santità in persona in occasione della visita a Valencia.
Eravamo nel 2006.
Oggi Zapatero in Spagna non c'è più, il Papa è lo stesso e la legge perdura.
Tanto che gay e lesbiche di tutto il mondo arrivano ogni anno a Madrid apposta per sposarsi.
L'ultimo, ma solo in ordine di tempo, è addirittura un ministro di un paese straniero: Ian Hunter, 52 anni, Ministro per le Politiche Sociali dell'Australia del Sud (uno degli stati che compongono la federazione australiana, non del governo di Canberra, quindi) e membro del Parlamento è stato il primo politico straniero a sposarsi in Spagna.
Più precisamente nella città di Jun, in Andalusia.
In Australia il matrimonio tra omosessuali non è riconosciuto e lo stesso Hunter ha portato avanti la causa della comunità LGBT anche da prima del suo ingresso in politica.
Ieri il sì, in un paese straniero, ma con lo stesso compagno con cui convive da 22 anni.
Congratulazioni. 

19 dicembre 2012

La classifica


Anthony Oliver Scott fa il critico cinematografico per il New York Times e, come molti suoi colleghi, anche a lui è stato chiesto di scegliere i dieci migliori film del 2012.
Impossibile, ha risposto.
Così, invece dei canonici dieci "migliori", Scott ha scelto 25 film, divisi in 3 categorie: i dieci che lo hanno convinto di più, e non è detto che siano i migliori in assoluto, altri dieci che meritano comunque una "special mention" pur non rientrando nella prima categoria, e i 5 migliori documentari.
Molti film da noi in reraltà non sono nemmeno arrivati: The Master, sul fondatore di Scientology L.Ron Hubbard ad esempio dovrebbe uscire tra poco, ma si possono comunque fare delle considerazioni.
Hollywood sarà forse in crisi ma un mastino come Steven Spielberg riesce comunque a piazzarsi al secondo posto, quando un certo Tarantino non va oltre il settimo con quello che ha dichiarato essere "il mio miglior film".
Ben Affleck riceve una menzione speciale alla prima esperienza registica, e non è male. Per il resto, sconosciuti o indipendenti, e tanta Francia: dal primo (Amour) all'ottavo (Goodbye, First Love).
1.Amour (Michael Haneke)
2.Lincoln (Steven Spielgerg)
3.Beasts of the Southern Wild (Benh Zeitlin)
4.Footnote (Joseph Cedar)
5.The Master (Paul Thomas Anderson)
6.Zero dark thirty (Kathryn Bigelow)
7.Django Unchained (Quentin Tarantino)
8.Goodbye, First Love (Mia Hansen-Love)
9.Neighboring Sounds (Kleber Mendonca Filho)
10.The Grey (Joe Carnahan)
e poi: Argo (Ben Affleck), Barbara (Christian Petzold) Brave (Mark Andrews and Brenda Chapman); Consuming Spirits (Chris Sullivan); The Deep Blue Sea (Terence Davies); Moonrise Kingdom (Wes Anderson); Pitch Perfect (Jason Moore); Rust and Bone (Jacques Audiard); Take This Waltz (Sarah Polley); The Turin Horse (Bela Tarr).

Documentari? The Gatekeepers (Dror Moreh), The Queen of Versailles (Lauren Greenfield), How to survive a plague (David France), This is not a film (Jafar Panahi) e The Central Park 5 (Ken Burns, Sarah Burns e David MacMahon).

18 dicembre 2012

Rivoluzioni scolastiche?

Memrise è stato uno dei siti più visitati dell'ultimo mese. Ma potrebbe diventare molto di più di un semplice sito per imparare le lingue. Il metodo utilizzato dalla startup dietro al portale è abbastanza lineare: si impara con più efficacia ripetendo la nozione in molti brevi momenti nel corso della giornata che non seguendo una lezione una volta la settimana. 
Unendo questo principio alla tecnologia che sta dietro giochi online di grande successo tipo Farmville i ragazzi di Memrise hanno creato un portale per l'insegnamento delle lingue in cui il successo è rappresentato da pianticelle che crescono e fioriscono e, viceversa, un fallimento linguistico equivale all'appassimento del nostro alberello.
Insomma, ogni parola che ricordiamo fa spuntare una nuova fogliolina nel giardino che abbiamo il compito di curare, fino a che, al termine del corso, avremo speso ore e ore a studiare la lingua senza neanche rendercene conto.
E se il portale era stato pensato per le lingue, non mancano i corsi in altre discipline: matematica, informatica ma anche arte, poesia o economia. Di tutto un po'.
5 minuti in pausa pranzo tutti i giorni fanno meglio, sembrerebbe, di un'oretta a scuola a settimana.

17 dicembre 2012

Il Brunello nelle fogne

Doveva essere veramente ma veramente arrabbiato l'ex dipendente che, per vendicarsi del principale "colpevole" di averlo lasciato a casa, ha versato, nelle fogne, 600 e dico 600 ettolitri di Brunello di Montalcino.
L'azienda vitivinicola Case Basse di Siena di Gianfranco Soldera aveva pensato a dei vandali, ma gli inquirenti sembrano aver fugato ogni dubbio: il responsabile sarebbe A.D., 39enne romano, ed ex dipendente della cantina. Per vendicarsi del licenziamento si sarebbe intrufolato nelle cantine dove il vino viene messo a invecchiare e, molto semplicemente, avrebbe aperto tutte le botti di rovere che contenevano 5 diverse annate (2007-2012) di Brunello. 
Il tutto nelle fogne comunali.

14 dicembre 2012

Rambo combatte a colpi di chitarra

Forse mai come in questo momento è necessario raccontare questa storia. 
Jason Moon è un ragazzo di Milwaukee che si diverte a scrivere canzoni e lavora in una radio locale fino a che, nel 2003, resta senza lavoro. I soldi mancano e così Jason decide di arruolarsi e andare in Iraq, dove resta più di un anno, fino alla fine del 2004.
Quando torna a casa tutto è cambiato per lui, e si rende conto di non riuscire più a scrivere niente di soddisfacente. Nel frattempo, alcol e depressione aggiungono soltanto altro dolore.
Nel 2009, la svolta: Jason viene contattato dalla troupe di un documentario sui reduci di guerra affetti da stress post traumatico, che vuole inserire una sua vecchia canzone nella colonna sonora del loro film, On the bridge
Da questa esperienza Jason riesce a trovare la forza per rimettersi a scrivere, e compone un intero album, Trying to find my way home, che viene pubblicato nel 2010.
Il disco è un successo, e Jason si trova a girare il paese in tour con musicisti affermati e famosi.
Decide quindi di fondare una campagna di raccolta fondi per i reduci di guerra chiamata Warrior Songs, che vende materiale musicale, gadget e merchandising per finanziare l'assistenza legale e gli interventi di recupero dei veterani tornati dall'Iraq e dall'Afghanistan.
Da ieri Trying to find my way home è disponibile anche in Italia oltre che su iTunes.

13 dicembre 2012

E li chiamano atleti

Il calcio non è più quello di Bergomi o di Baresi, si sa, ma forse questa non si era davvero mai vista.
Se il calciofobo medio rimane indifferente alle prodezze di Neymar e magari si è anche stufato delle cronache rosa di Cristiano Ronaldo, quale potrebbe essere la reazione di fronte all'ultima "mascherata" di Pierre-Emerick Aubameyang?
Il talentino del Saint-Etienne, attualmente settimo in Ligue 1 francese, non proprio il nuovo Messi, con un passato anche nel Milan dove il padre fa il talent scout per il settore giovanile, nel riscaldamento pre-partita di domenica contro il Lione ha sfoggiato un paio di scarpe tempestate di Swarosky per un valore totale di (circa) 3000 Euro.
L'attaccante si era già fatto notare per aver festeggiato diversi gol mascherandosi da Spiderman, ma evidentemente non bastava e, per raggiungere la notorietà che i gol stentavano a regalargli, si deve essere accordato con Nike per la nuova mascherata in passerella.
Il peggio potrebbe essere la messa in commercio delle suddette "scarpe" magari con personalizzazione e abbinamenti cromatici studiati ad hoc
Per la cronaca, il Lione ha vinto la partita per uno a zero. Scarpe o non scarpe.

12 dicembre 2012

Right-to-Work

Lo Stato del Michigan ha approvato una legge a favore del diritto al lavoro ("right-to-work"), nelle intenzioni della maggioranza repubblicana che l'ha varata, e che colpisce direttamente la rappresentanza sindacale industriale.
Negli USA il ruolo dei sindacati è piuttosto diverso rispetto all'Italia: sebbene la gran parte degli iscritti si riconosca nel partito Democratico, i sindacati sono generalmente apolitici e non prendono posizioni su questioni di interesse nazionale, limitandosi invece alle dinamiche interne alle fabbriche.
Allo stesso tempo, i sindacati dispongono solitamente di una quota della compagnia in cui operano, diventando di fatto dei veri e propri azionisti. Un po' come se la FIOM gestisse azioni della FIAT.
In molti si ricorderanno la scena di Marchionne che accoglie Obama in una fabbrica Chrysler appena riaperta, fianco a fianco con il rappresentante dei lavoratori. La scena si svolgeva proprio in Michigan, lo stato dell'auto, di Ford, Chrysler e GM.
E' un modello, quello del sindacato americano, che ha i suoi pro ed i suoi contro, ma che di certo garantisce al singolo lavoratore molto più potere decisionale che da noi.
Proprio dal Michigan però sembra che il vento stia cambiando: un lavoratore infatti può scegliere se iscriversi o meno al sindacato ma, data la particolare posizione di sindacato-azionista, è comunque tenuto a pagare una piccola sottoscrizione, in quanto lui stesso entra a far parte dell'azionariato.
La nuova legge invece dispenserebbe i lavoratori da quest'obbligo. 
Viene così ripristinata la libertà del singolo lavoratore, cui magari può non interessare diventare parte del CDA dell'industria per cui lavora, ma allo stesso tempo si colpiscono i sindacati che così non possono più farsi portavoce dell'intera forza lavoro.
Di fatto, 12 mila persone hanno manifestato ieri contro la legge "right-to-work", e il partito Democratico ha indetto una raccolta firme per chiedere un referendum abrogativo.

11 dicembre 2012

Il treno delle occasioni perse

Le dimissioni anticipate di Mario Monti stanno portando l'Italia indietro più o meno di sei mesi, non solo in termini di mercato, con quel dannatissimo spread che proprio non vuole scendere. L'Italia rischia, o meglio, il rischio è ormai un beato ricordo, l'Italia si presenterà alle prossime elezioni (febbraio?) con poche conquiste e tante occasioni perse, leggi che avrebbero dovuto essere varate negli ultimi mesi ma che, causa crisi di governo, sono destinate a saltare.
Due su tutte: la legge elettorale e l'Agenda digitale.
Il porcellum avrebbe dovuto essere cambiato ancora prima di entrare in vigore, ma non ce ne era tempo. Il governo Berlusconi, che proprio grazie a questa legge era stato dotato di margini di manovra mai visti in Parlamento, non ci ha proprio pensato a varare una riforma elettorale e così hanno fatto anche i tecnici, forse troppo timidi per mettersi a riscrivere le regole del gioco. Così verremo chiamati a votare ancora con la legge più brutta d'Europa, secondo una definizione non dei detrattori, ma del creatore stesso di questa legge, lo stesso Calderoli che l'ha definita una porcata. Non ce ne è stato tempo? Sarà, ma in un paese dove anche le primarie di un partito rischiano di essere condizionate più dalle polemiche sulle regole che non da un dibattito sui contenuti, forse pretendere di cambiare una legge elettorale in 5 (cinque!) anni soltanto è chiedere troppo.
Che dire poi dell'Agenda digitale, quel grande carrozzone di decreti che avrebbe dovuto "svecchiare e snellire" la pubblica amministrazione, quasi fosse una via di mezzo tra un lifting e la dieta Dukan. Ovviamente non si farà. Il decreto è oggi all'esame della Camera, che è però troppo impegnata a far passare la legge di stabilità per concentrarsi su qualcosa d'altro.
E l'ILVA? Come andrà a finire? Probabilmente i nuovi governanti a febbraio si troveranno anche questa bella gatta da pelare, visto che anche oggi il ricorso dei proprietari contro il sequestro preventivo è stato respinto.
Il concorsone degli insegnanti invece prosegue: le polemiche se le beccherà qualcun altro, ma almeno qui il governo assume.

10 dicembre 2012

Appelli inascoltati

Una settimana fa repubblica.it ha pubblicato l'appello di un mestro elementare, Franco Lorenzoni, 52 anni, per una scuola priva di tecnologie informatiche, almeno fino agli 8 anni.
E' una lettera che, complice la situazione politica ed economica del nostro paese, non ha ricevuto l'attenzione che merita e non ne è scaturato il dibattito che, verosimilmente, si proponeva di suscitare.
Lorenzoni scrive, diciamo così, per una scuola con più Rodari e meno Steve Jobs, ma parte da una posizione che non vede la tecnologia come fumo negli occhi: "non ho nulla contro la tecnologia, che tra l'altro può essere di grande aiuto per i bambini che hanno bisogni educativi speciali, come la dislessia", ma, secondo il maestro, occorre reagire alla sovraesposizione tecnologica dei bambini in questa delicatissima fase di sviluppo.
E' un compito di cui la scuola può e deve farsi carico. Purtroppo.
Perchè in Italia convivono, paradossalmente, due primati continentali apparentemente agli antipodi: siamo il popolo con più smartphones in Europa e, contemporaneamente, quello con il più basso tasso di utilizzo di internet. Tradotto: andiamo in giro contentissimi del nostro iPhone nuovo fiammante ma lo usiamo solamente per i canonici Facebook, WhatsApp e Fantacalcio. Già Twitter è fuori portata. Un po' come usare una Ferrari per andare dal panettiere.
Di fronte a una situazione simile ci si rende conto che un'inversione di rotta non può nascere spontaneamente dalla società civile, ma occorre che la comunità si detti delle regole, per evitare che divernti normale scriversi in chat tra famigliari a tavola.
La tecnologia di cui parla Lorenzoni non è molto diversa dalla televisione-babysitter che domina già da vent'anni, solo che colpisce una fascia di sviluppo in cui il bambino è più sensibile agli input visivi che riceve: ridurre il numero di insegnanti alle primarie e incrementare quello dei computer equivale ad abituare il bambino ad un contatto con la macchina, con il digitale, tanto quanto lo abituiamo al contatto interpersonale.
"I neonati del nuovo millennio li si usa chiamare nativi digitali. La sorte dei nativi, in molti continenti, è stata segnata da colonizzazioni violente e distruttive, giustificate in nome della civiltà e del progresso. 
Evitiamo che anche i nostri piccoli nativi siano colonizzati precocemente e pervasivamente da tecnologie che, nei primi anni, impoveriscono la vita e l'immaginario infantile".

07 dicembre 2012

Polacchi e russi demoliscono la Francia, letteralmente

Potrà sembrare una barzelletta ma purtroppo non lo è: in Francia un castello del XVIII sec. è stato completamente demolito "per errore". 
Tutto è iniziato quando l'ennesimo magnate russo innamorato di cultura europea, tale Dimitri Stroskin, compra il chateu nel comune girondino di Yvrac per farne la sua dimora di campagna. Storia già sentita e finita male, purtroppo, perchè l'aspirante Abramovich vorrebbe far ristrutturare la magione, e decide così di affidarsi ad una ditta di "professionisti" polacchi.
Malaugurati muratori i quali, sembrerebbe per uno sciagurato errore di traduzione, invece che a ristrutturare il castello si sono dedicati completamente alla nobile arte della demolizione, radendo completamente al suolo l'antica dimora.
Peccato non avere potuto fotografare il paffuto muratore polacco che, in sella a un fumante bulldozer, si apprestava a entrare a palazzo dal portone principale, alla faccia dei Napoleoni d'oltralpe. 
Il terrore arriva dall'est, dovranno aver pensato i vicini.
Tra russi e polacchi non corre buon sangue, si sa, e forse un problema comunicativo era anche da mettere in conto, ma perchè a farne le spese dovrebbe essere l'arte ed il paesaggio della campagna francese? 
Il Comune di Yvrac frattanto si è costituito parte civile ed ha intrapreso un'inchiesta per fare chiarezza: qualcuno deve pagare, un prezzo che probabilmente nemmeno i rubli riusciranno a coprire.

06 dicembre 2012

Un pesce per Presidente

Succede spesso che chi scopre una nuova specie decide di dedicarla ad una persona cara, con le motivazioni più disparate: l'astronomo dilettante che scopre il meteorite distruttivo in Armageddon e decide di chiamarlo "Dotty, come mia moglie, stramaledetta vipera assassina da cui non esiste scampo" è un esempio per tutti.
I ricercatori della Saint Louis University hanno deciso di dedicare la loro ultima scoperta al presidente Barack Obama. 
E' stato quindi introdotto nel grande libro della scienza il Etheostoma obama, una nuova specie di pesce d'acqua dolce appena scoperta negli stati dell'Alabama e del Tennessee.
L'etheostoma è una piccolissima specie di pesce persico, non raggiunge i 5 centimetri di lunghezza ed è caratterizzato dalla prevalenza del colore blu-azzurro con vivaci sfumature arancioni sulle pinne e sul dorso; effettivamente ricorda più i New York Knicks che non il presidente ma tant'è, chi scopre, decide.
Benvenuto, che altro dire...

05 dicembre 2012

Guerre internautiche

E' in corso una guerra sul web, che lo si voglia o no. La guerra è quella per il controllo dei dati degli utenti di Internet, e i social network (leggi Facebook) la fanno da padrone.
In Europa è addirittura nata un'iniziativa legale chiamata "Europe vs Facebook" per contrastare la posizione di monopolio e l'uso che Zuckerberg e soci fanno dei dati sulle utenze del loro giocattolino. Repubblica .it qualche settimana fa ha intervistato il leader di questa iniziativa, uno studente di legge austriaco di nome Max Schrems.
Proprio oggi Facebook ha annunciato nuovi provvedimenti in materia di privacy e condivisione dati e, soprattutto, di "democrazia digitale": fino a ieri quando una novità veniva introdotta in Facebook a qualsiasi livello, da una nuova interfaccia grafica a un cavillo normativo, gli utenti, in quanto componente principale della stessa Facebook, avevano diritto a raccogliere firme a sufficienza per poter indire un referendum in materia, che avrebbe avuto valore su avesse superato il 30% di adesioni.
In parole povere, se non piaceva qualcosa si poteva, raccogliendo qualche migliaio di firme, indire una votazione che avrebbe costretto l'azienda a tornare sui suoi passi se vi avessero preso parte 300 milioni di utenti, circa un terzo del miliardo di profili totali attualmente attivi.
Da oggi questa possibilità non c'è più: la proprietà, non solo Zuckerberg ma soprattutto gli azionisti ora che Facebook si è quotata in borsa, può introdurre una modifica senza temere ripercussioni e se la modifica riguarda i dati personali degli utenti la cosa si fa molto seria.
Quello sulla proprietà intellettuale è uno dei grandi dilemmi del nostro tempo: se Zuckerberg decidesse di cambiare le regole del gioco avrebbe tutto il diritto di farlo, dopotutto il sito lo ha creato lui (Social Network permettendo, il film, s'intende) tanto quanto un cantante ha il diritto di tutelare una canzone da eventuali cover o riproduzioni non autorizzate. Ognuno potrebbe creare, potenzialmente, un nuovo social network tanto quanto ognuno potrebbe scrivere una nuova canzone. O forse no?
Nel mondo della musica i diritti d'autore, ad esempio, hanno una durata, un vincolo temporale spesso legato anche alla popolarità: oggi nessuno si sognerebbe di lamentarsi per una "cover non autorizzata" di una ninna nanna o di un motivetto medievale.
Facebook è ormai passato insomma dalla condizione di canzone famosissima ma pur sempre di un autore a quella di patrimonio condiviso e incommensurabile, è di tutti e di nessuno. E' ora che la legislazione si adegui.

04 dicembre 2012

The road to Twickenham

Sono stati sorteggiati ieri i gironi della prossima Coppa del Mondo di rugby, che si svolgerà in Inghilterra nell'autunno 2015.
L'Italia, qualificata automaticamente per la partecipazione al 6 Nazioni, era stata inserita nella terza fascia di merito, insieme a Galles, Scozia e Tonga.
I gironi comprendono un totale di 20 squadre, 5 su 4 raggruppamenti, e alcune nazionali non sono ancora state selezionate: è il caso del Nord America, dove USA e Canada si giocheranno l'accesso da prima o seconda nel raggruppamento e delle formazioni di seconda fascia provenienti da Africa, Asia ed Europa.
All'Italia tutto sommato non è andata malissimo: la nostra pool ci raggruppa con Francia, Irlanda, Europa 2 e la vincente dello spareggio nordamericano.
Insomma ci giocheremo il passaggio del turno (agli ottavi arrivano le prime due di ogni girone) con gli irlandesi, dando per scontata la qualificazione dei galletti come testa di serie e facili (si spera, tié) vittorie contro le altre nazionali.
Da qui al 2015 Brunel e i suoi avranno ampio modo di studiare i nostri avversari: almeno 3 confronti diretti nel 6 Nazioni, più altre partite tra amichevoli e confronti di club in Pro12.
Nulla di facile, ovviamente, ma mai dire mai, e comunque poteva andare anche ben peggio: evitate le 3 potenze australi, in seconda fascia era stata relegata una lanciatissima Inghilterra, padrona di casa e molto determinata a riportare la Webb Ellis Cup in riva al Tamigi. Il Galles, che così bene aveva figurato alla scorsa Coppa del Mondo in Nuova Zelanda, si è qualificato addirittura come nazionale di terza fascia, la stessa dell'Italia, finendo proprio in girone con Inghilterra e Australia.
Da quell'autentico "girone infernale", dicono i bookmakers, usciranno i successori della Nuova Zelanda.

03 dicembre 2012

Vince il modello emiliano

Pier Luigi Bersani è nato a Bettola, paesino di 3000 anime sull'Appennino Piacentino, il 29 settembre del 1951, esattamente 15 anni dopo Belusconi, stesso giorno un decennio e mezzo dopo.
Bersani è nato a Bettola e non è emiliano solo di nome, emiliano di fatto.
L'Emilia è poi da sempre la terra dei rossi per eccellenza, la terra di Peppone in mezzo a tanti Don Camillo.
Nel sociale, nel pubblico, gli emiliani ci sanno fare. Le amministrazioni emiliane hanno storicamente brillato: Modena, Reggio Emilia, Parma sono state spesso presentate come modelli da seguire, da imitare, salvo l'ultima eccezione della gestione Vignali nella città ducale.
Bersani è stato presidente di questa regione per tre anni e mezzo, dal '93 al '96 prima di passare al primo governo Prodi come ministro dell'industria e del commercio.
Ha lavorato bene, avendo a disposizione anche una regione che, di fuoriserie, se ne intende, ma nell'epoca dei rampanti e degli yuppie, Bersani non riesce a trovare la sua dimensione.
Da ministro la sua attività è stata incentrata al pragmatismo, al lavoro. Silenzioso, ma efficace. Lontano dai giornali, del governo Prodi II si ricordano due cose: l'immobilismo e le liberalizzazioni sui taxi. 
Firmate Bersani.
Lavoro silenzioso, poche parole ma tanta sostanza: terra, industria e concretezza.
Quando, ad aprile, l'Emilia è stata messa in ginocchio dal terremoto, su Facebook girava un augurio e un'invocazione, quasi un'ode all'Emilia, terra di eccellenze: parmigiano, salumi, la Barilla, le Ferrari e le Lamborghini, la Ducati e la Virtus Bologna.
Gli emilani, si legge, sono così: devono fare un formaggio, tirano fuori il parmigiano-reggiano, gli chiedono una macchina ed ecco la Ferrari.
Forse di rampante Bersani avrà anche poco, ma di cavalli, per riaccendere il motore dell'Italia, ne avrà bisogno molti. 
Buona notte, e buona fortuna.