29 gennaio 2013

Di vignetta in vignetta

Ricordate le "terribili" vignette danesi su Maometto, che avevano fatto infuriare il mondo arabo e gridare allo scandalo mezza Europa, complice anche la famosa maglietta di Calderoli, all'epoca Ministro della Repubblica Italiana?
Per commentare i risultati delle elezioni in Israele dello scorso weekend, vint (di misura) dal partito di centro destra di "Bibi" Nethanyau, il londinese Sunday Times aveva pubblicato una vignetta di Gerald Scarfe (un Vauro anglosassone, tanto per capire) che ritraeva Nethanyau intento a costruire un muro a forza di sangue.
Il riferimento è chiaramente rivolto ai diversi muri con cui lo Stato di Israele sta cercando di recintare i sui confini: il primo, qualche anno fa, che racchiude la Cisgiordania, aveva effettivamente suscitato polemiche e perplessità in Occidente. Lo stesso non può dirsi dei nuovi muri ai confini con l'Egitto e con il Libano (già costruiti) e quello in cantiere sul confine siriano. 
La vignetta ha suscitato, ovviamente, diverse polemiche tra i paladini del politically correct e quelli della libertà di stampa, e il fatto che fosse pubblicata proprio nella ricorrenza del Giorno della Memoria per le vittime della Shoah non ha aiutato di certo.
Oggi la notizia che Rupert Murdoch in persona, il tycoon australiano proprietario di New Of The World e quindi editore del Sunday Times, si è pubblicamente scusato con il governo di Tel Aviv e col presidente Nethanyau per il "grotesque, offensive cartoon".
Anche il direttore del ST si è dovuto scusare pubblicamente, ammettendo l'errore di aver pubblicato una simile vignetta nel Giorno della Memoria.
Il quotidiano israeliano Ha'aretz, invece, ha preso le difese di Scarfe, dato che la vignetta, per quanto grottesca e offensiva, non fa alcun riferimento alla Shoah.

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