31 gennaio 2013

Pazzie a stelle e strisce

Un bambino di 5 anni rischia di essere espulso dalla sua scuola per aver impugnato una pistola giocattolo costruita con il LEGO mentre giocava.
E' accaduto alla Hyannis West Elementary School di Cape Cod, nel Massachusetts, dove Joseph Cardosa ieri era al programma pomeridiano. Giocando con gli altri bambini, Joseph ha costruito una pistola giocattolo con i popolari mattoncini danesi, sotto gli occhi "esterrefatti" delle maestre.
Che per riprendere il bambino hanno pensato che una normale punizione non fosse sufficiente, denunciando l'accaduto alla dirigenza dell'istituto e minacciando l'espulsione.
FoxBoston riporta che altri casi simili erano avvenuti nello scorso finesettimana in Pennsylvania, dove un bambino di 5 mesi aveva "sparato" delle bolle di sapone dalla sua pistola giocattolo di Hello Kitty ed una studentessa di 5 elementare aveva fatto finta di avere una pistola sotto la giacca, sagomandola con il cartone.
Gli Stati Uniti sono alle prese con il più controverso dibattito sul controllo di armi della loro storia: proprio oggi Gabrielle Giffords, la ex-deputata democratica ferita dall'attacco di uno squilibrato armato di revolver che guida il fronte anti-armi, verrà ricevuta dal presidente Obama alla Casa Bianca.
Obama stesso non ha mai nascosto il suo progetto di licenziare una legge sul controllo di armi, facendone un punto fermo del suo secondo mandato dopo la strage della Sandy Hook del 14 dicembre scorso.
La mamma di Joseph ha preso le difese del figlio, spiegando che si trattava di un giocattolo e niente di più e che un semplice rimprovero sarebbe stato sufficiente. 

30 gennaio 2013

Doppiare i doppiati

Un (lungo) editoriale su IlPost.it di oggi ha aperto un interessante dibattito sulla convenienza, o meno, del doppiaggio dei film stranieri in Italia.
La posizione di Mario Fillioley, che di mestiere traduce libri dall'inglese e insegna italiano agli stranieri, è quella di una strenua difesa del doppiaggio rispetto al sottotitolo, considerato essenzialmente infedele e dilettantistico.
E' strano che la possibilità di intrattenimento didattico, ovvero guardare i film in lingua originale per poter imparare l'inglese, venga essenzialmente cazziata da uno che le lingue le insegna a scuola: "E' un uso strumentale del film. Non l'uso per cui il film è concepito. Sostenere il contrario sarebbe come dire che la macchina serve per stendere i sedili recrinabili e fare sesso, e non per spostarsi da un posto all'altro". 
Vero, può darsi. Sta di fatto che nel momento di acquistare un'automobile tutti converrebbero sugli indubbi vantaggi di una station wagon rispetto, diciamo così, ad una Panda.
E così come è vero che solitamente un buon attore straniero viene doppiato da un attore italiano altrettanto bravo, se non di più, è altrettanto vero che sentire Brad Pitt o Di Caprio in lingua originale è tutta un'altra esperienza rispetto alla visione in italiano.
Proprio partendo dal film cui fa riferimento Fillioley, Django Unchained, il film in lingua originale si caratterizza per una parlata, quella del Sud degli Stati Uniti, che difficilmente in italiano è possibile rendere con la stessa efficacia, e dico questo dopo aver visto il film in lingua originale, passibile quindi di sbagliarmi di grosso.
A conclusione, però, va ricordata una cosa: che in Italia il film originale è un prodotto di nicchia, e quello originale è la norma, che non ha certamente bisogno di una crociata patriottica per essere difeso. 
Piuttosto il contrario.

29 gennaio 2013

Di vignetta in vignetta

Ricordate le "terribili" vignette danesi su Maometto, che avevano fatto infuriare il mondo arabo e gridare allo scandalo mezza Europa, complice anche la famosa maglietta di Calderoli, all'epoca Ministro della Repubblica Italiana?
Per commentare i risultati delle elezioni in Israele dello scorso weekend, vint (di misura) dal partito di centro destra di "Bibi" Nethanyau, il londinese Sunday Times aveva pubblicato una vignetta di Gerald Scarfe (un Vauro anglosassone, tanto per capire) che ritraeva Nethanyau intento a costruire un muro a forza di sangue.
Il riferimento è chiaramente rivolto ai diversi muri con cui lo Stato di Israele sta cercando di recintare i sui confini: il primo, qualche anno fa, che racchiude la Cisgiordania, aveva effettivamente suscitato polemiche e perplessità in Occidente. Lo stesso non può dirsi dei nuovi muri ai confini con l'Egitto e con il Libano (già costruiti) e quello in cantiere sul confine siriano. 
La vignetta ha suscitato, ovviamente, diverse polemiche tra i paladini del politically correct e quelli della libertà di stampa, e il fatto che fosse pubblicata proprio nella ricorrenza del Giorno della Memoria per le vittime della Shoah non ha aiutato di certo.
Oggi la notizia che Rupert Murdoch in persona, il tycoon australiano proprietario di New Of The World e quindi editore del Sunday Times, si è pubblicamente scusato con il governo di Tel Aviv e col presidente Nethanyau per il "grotesque, offensive cartoon".
Anche il direttore del ST si è dovuto scusare pubblicamente, ammettendo l'errore di aver pubblicato una simile vignetta nel Giorno della Memoria.
Il quotidiano israeliano Ha'aretz, invece, ha preso le difese di Scarfe, dato che la vignetta, per quanto grottesca e offensiva, non fa alcun riferimento alla Shoah.

28 gennaio 2013

Si aprono le nubi sulla Corea del Nord

Nel gennaio scorso un direttore esecutivo di Google, Eric Schmidt, aveva visitato la Corea del Nord insieme da un'ex governatore dello stato del New Mexico, Bill Richardson.
La notizia aveva fatto abbastanza scalpore, perchè si trattava della prima "missione umanitaria privata" nel paese asiatico, per di più da parte di due cittadini americani.
Oggi Google ha annunciato i primi risultati della visita: la Corea del Nord, che viveva in un embargo telematico praticamente permanente, è stata completamente rimappata su Google Maps, il poplare servizio di cartografia di SuperG.
Come spiegato nel blog ufficiale, fino ad oggi lo stato asiatico non era mai stato fotografato e mappato via satellite, ma evidentemente la visita di cortesia ha avuto il suo effetto. Sono ora visibili sia gli impianti nucleari sia i campi di detenzione di una delle più ferree e brutali dittature del mondo.
Il governo di Pyongyang, che pochi giorni fa aveva lanciato segnali di distensione all'indirizzo dell'altra Corea, dichiarando di voler costruire uno spazio economico comune, non ha ancora commentato la notizia.

16 gennaio 2013

Shopping a Mosca

Era l'ultimo esercito del mondo a ricorrere ancora alle "pezze da piedi", economici sostituti delle normali calze che un tempo spopolavano nelle caserme di tutt'Europa.
Poi gradualmente erano state mandate in pensione un po' dappertutto, tranne che a Mosca, dove ancora oggi le reclute imparano a fasciarsi i piedi ancora prima che a imbracciare il fucile. Eredità sovietica, mostrata con un orgoglio che serve a mascherare la cronica mancanza di fondi e la disorganizzazione di una delle più potenti forze armate del mondo.
La decisione di sostituire le secolari calzature che risalivano all'Impero di Pietro il Grande, grossomodo il XVIII secolo, con delle più pratiche calze, riporta ilPost, è arrivata con il nuovo anno, e potrebbe anche essere dettata da calcoli elettorali. Detto questo, il ministro della difesa Sergey Shoygu si aspetta grandi cose dalle "nuove" calzature.
Shoygu, già generale dell'Esercito e governatore della regione di Mosca, è stato nominato Ministro della Difesa il 6 novembre scorso, sostituendo il politico navigato Anatoly Serdyukov,  che con una serie di scandali aveva messo in imbarazzo lo stesso Putin.
Come "regalo" per i suoi nuovi dipendenti, quindi, sono arrivate le modernissime calze e addio pezze ai piedi: è il nuovo che avanza.

15 gennaio 2013

Orologi del NordEuropa


La cattedrale di Lund è una delle più grandi e antiche chiese del nordEuropa.
Risale al 1050, ed è costruita in stile gotico, dominando interamente la piazza circostante.
Al suo interno la cattedrale ospita una cripta, dove sono sepolti laici e chierici della Svezia medievale, un grande candelabro risalente al XVI secolo e un orologio astrologico.
Il marchingegno, costruito nel 1424 da un tale Nicolaus Lilienveld, consiste di due grandi quadranti e diverse figure animate: in cima, due cavalieri battono i rintocchi delle ore colpendosi sulla spalla; in mezzo, al suono di due trombettieri, un corteo di Magi e servi sfila davanti a Maria e Gesù.
Il quadrante superiore è l'orologio vero e proprio, quello inferiore è un calendario astronomico, che riporta le festività, i Santi e i segni zodiacali.
Nel 1923 l'orologio è stato restaurato, e attualmente il calendario riporta tutti i giorni per due secoli a partire da quell'anno: si arriva al 2123.
L'orologio meccanico è attivato tutti i giorni due volte al giorno, alle 12 e alle 3 del pomeriggio, e l'azione si svolge al suono di una melodia suonata dall'organo soprastante.
Uno spettacolo interessante, insomma, ma forse è meglio San Marco.

14 gennaio 2013

Focopiare gratis è possibile, ma sostenibile?

Uno dei costi maggiori della carriera universitaria è sicuramente quello dei libri di testo. A volte per un volume di medicina si arriva a spendere più di 100€, non proprio uno scherzo per uno studente che deve già affrontare i costi delle rette.
Per questo, da sempre, si ricorre alle fotocopie, sia riproducendo un volume per intero (nelle copisterie autorizzate dalla SIAE) sia andando a selezionare i capitoli di libri e dispense necessari per preparare un esame. Solo che anche le fotocopie hanno un costo: solitamente si viaggia intorno ai 5 centesimi a copia, che possono sembrare pochi, ma quando si devono preparare esami da decine di migliaia di pagine il costo lievita.
La didattica online non è ancora una realtà affermata in Italia, e mentre in altri paesi si risolvono i problemi di costo e inquinamento grazie a eBook e pdf, da noi è sempre il tradizionale carta-e-penna a prevalere.
Queste le premesse di un'ingeniosa startup raccontata da Repubblica.it: vendere spazi pubblicitari sul retro delle fotocopie per gli studenti, andando così a coprire i costi.
Fotocopiare gratis, quindi. Già in azione a Roma Tor Vergata, presto in altri atenei della Penisola.
I costi ambientali (carta, inchiostro) che il metodo richiede non vengono affrontati: vendendo spazi sul retro, si risparmiano soldi, ma si raddoppia il quantitativo di fogli, che non possono più essere stampati fronte e retro. E già le case editrici, sicuramente, affilano i coltelli contro un'idea che potrebbe mandare in crisi l'intero settore. Detto questo, pecunia non olet, ma sarà vero?

11 gennaio 2013

La rivoluzione verde soffia da NordEst

Tallinn, capitale dell'Estonia, dal primo gennaio a garantito il trasporto pubblico gratuitamente a tutti i suoi abitanti. La decisione è stata presa dal sindaco della capitale estone, Edgar Savisaar, 62 anni, per combattere inquinamento e rumore e favorire uno stile di vita sostenibile: "Con questo passo, Tallinn salvaguarderà la coesione sociale della comunità locale garantendo eque opportunità di trasporto a tutti gli strati sociali. Per molti guidatori il trasporto pubblico gratuito costituirà un ulteriore incentivo ad abbandonare l'auto, riducendo così inquinamento e rumore e, sul lungo periodo, migliorerà le abitudini di vita di tutti i cittadini".
Per spiegare la scelta, l'amministrazione ha anche indetto una conferenza internazionale sul tema nell'ottobre scorso.
La decisione costerà alle casse comunali circa 12 milioni di Euro, ovvero un terzo del budget totale del trasporto pubblico locale, che dovranno essere rimpiazzati con fondi pubblici.
I turisti e i non residenti continueranno a pagare il regolare biglietto a 1.10 € a corsa, mentre ai residenti verrà proposto l'acquisto di una green card al costo simbolico di 2€ che permetterà di viaggiare gratuitamente.
La decisione è stata appoggiata in un referendum da circa due cittadini su tre, mentre l'opposizione già si scaglia contro i costi del provvedimento: la consultazione soltanto sarebbe costata 260.000 €.
Il sindaco Savisaar però ha rilanciato non escludendo altre iniziative: vogliamo fare di Tallinn la "portabandiera del movimento verde in Europa", ha dichiarato.

10 gennaio 2013

Eric Schmidt in "missione umanitaria" in Nord Corea

L'ex amministratore delegato di Google, attualmente impiegato a Mountain View come direttore esecutivo, è appena rientrato dalla Corea del Nord dove si era recato per una "missione umanitaria privata" assieme ad altri 8 cittadini americani, tra cui l'ex governatore dello Stato del New Mexico Bill Richardson.
Il viaggio aveva il duplice scopo di visitare uno degli ultimi posti sul pianeta ancora estranei al mondo di internet e perorare la causa della libertà di espressione e informazione presso il regime di Kim Jong-un.
La delegazione aveva ricevuto pesanti critiche dal Dipartimento di Stato americano, che sta cercando di isolare diplomaticamente la Corea del Nord, ormai ai ferri corti anche con la Cina.
Proprio il mese scorso il regime sarebbe stato in grado di lanciare, dopo diversi tentativi falliti, un razzo nello spazio per l'installazione di un satellite.
I delegati americani hanno potuto però incontrare soltanto il vice-ministro degli Esteri e non hanno ottenuto successo nella richiesta di scarcerazione di Kenneth Bae, cittadino americano attualmente nelle carceri di Pyongyang.
E' stato invece possibile un incontro con gli studenti di informatica dell'Università Kim Il-Sung della capitale, tra i pochissimi privilegiati ad avere accesso ad Internet nel paese.
Google ha inoltre diverse cause aperte in Cina, dove ha gradualmente ridotto quasi tutti i servizi ai propri utenti come forma di protesta contro le censure del regime cinese.

09 gennaio 2013

Un film scomodo, troppo scomodo

Zero Dark Thirty è un film americano del 2012. E' diretto da Kathryn Bigelow (Oscar per The Hurt Locker) e racconta la storia della squadra speciale di Navy Seal che ha catturato e ucciso Osama Bin Laden.
Diciamo che il punto di vista esposto nel film non è propriamente obiettivo, ma si sa.
Oggi invece il governo degli Stati Uniti è stato condannato a pagare un risarcimento di 5 milioni di dollari ai detenuti del carcere di Abu Ghraib, la prigione degli orrori dove gli oppositori dell'occupazione americana in Iraq venivano torturati e seviziati fino al 2006.
Una manifestazione in corso a Washington per chiedere la chiusura del carcere di Guantanamo, sull'isola di Cuba ma in mano agli americani, ha bloccato la premier di Zero Dark Thirty, in cui alcune scene sembrerebbero giustificare l'uso di torture come mezzo di raccolta di informazioni strategiche e militari.
In questi stessi giorni, tra l'altro, una commissione d'inchiesta del Senato sta indagando sui contatti tra la CIA e la produzione del film, che avrebbe avuto accesso a informazioni riservate per scrivere il copione.
Bigelow si è dichiarata "sorpresa" delle proteste di oggi e delle accuse rivolte al suo film: scarsa obiettività, difesa della tortura e accesso a materiali segretati.
La produzione però, nel frattempo, gongola: quale migliore pubblicità per un film di una manifestazione di protesta e contemporaneamente un'inchiesta federale?

08 gennaio 2013

Il taxi in conto spese costa caro

Per una volta il politico corrotto o piacente non è italiano, e la notizia ci rassicura. Un ex-presidente del Congresso è sotto processo per aver utilizzato fondi pubblici per girare in taxi una nota regione vinicola e fatto spese tra filari e cantine. Dove? In Australia.
Il politico in questione è Peter Slipper, fino ad ottobre speaker, ovvero presidente, del parlamento di Canberra. In pochi mesi ha abbandonato il suo partito, i liberali, per diventare indipendente, si è dimesso dall'incarico isitituzionale e ora si trova nei guai, dovendo fronteggiare l'accusa di abuso d'ufficio.
In Australia ai membri del Parlamento viene consegnata una carta di credito per pagare il taxi, nemmeno un auto-blu, ma una sorta di conto spese. 
Slipper avrebbe utilizzato questo conto per visitare la regione vinicola di Canberra, la capitale del paese, per "più di dieci volte", ed è finito ora sotto processo.
Le cifre sono abbastanza contenute: la spesa più alta, tra quelle incriminate, è di 337 dollari australiani, grosso modo 250 euro, tasse e mance incluse.

07 gennaio 2013

Caccia Grossa

Giorni di campagna elettorale, giorni di inciuci. Il 2013 è iniziato con un calciomercato che travalica i confini della Serie A e arriva direttamente in Parlamento, o nelle vicinanze.
A destra, è di oggi la notizia del raggiunto accordo tra Berlusconi e la Lega Nord di Maroni: mentre il Milan non riesce a vendere Robinho (ingaggio troppo alto), il Cav riesce a comprare l'appoggio dei padani in campagna elettorale. Il prezzo? La Lombardia che dopo 15 anni di governo CLino-formigoniano passerebbe ai leghisti, realizzando il sogno a lungo accarezzato di un'unica regione "verde" da Torino a Treviso.
Ma anche a sinistra non c'è immobilismo: il "quarto polo" di Ingroia, che vorrebbe proporsi come erede delle rivoluzioni arancioni del 2010, sta cercando l'accordo con gli esclusi e gli scontenti del Movimento a 5 Stelle.
Dove? In Emilia. A Bologna Giovanni Favia, il blogger dissidente esiliato direttamente da Grillo, viene corteggiato direttamente da DiPietro, ormai un luogotenente di Ingroia a tempo pieno. I due blocchi "non schierati", ovvero Grillo e, appunto, Ingroia, stanno cercando una collocazione in mezzo ai giochi di potere dei 3 "big": Bersani, Monti e Berlusconi.
I democratici per ora attendono, ma Bersani ha messo a segno un colpaccio ottenendo l'impegno diretto di Matteo Renzi nella sua campagna elettorale, non male.
Un gruppetto di deputati PD, delusi dalla linea di Bersani e forse, ancora di più, dal rischio "trombata" nelle parlamentarie starebbe già passando al centro: Monti, Fini e Casini al momento possono rappresentare un ottimo riciclo per onorevoli delusi e hanno forse il margine di crescita più alto.
Quindi cinque squadre per un posto solo: a febbraio si vota, poi scatterà la campagna acquisti di riparazione: io do questo a te, tu dai questo a me. E chi vince, governa. Tutti.

04 gennaio 2013

Un nuovo recinto in Israele

Lo Stato di Israele ha annunciato di aver terminato la costruzione del ramo principale del muro sul confine con l'Egitto.
La barriera, alta 5 metri e lunga circa 230 km, attraversa tutto il deserto del Sinai separando fisicamente i due Paesi confinanti. 
La costruzione del confine è stata un'iniziativa personale del premier "Bibi" Nethanyau a seguito della deposizione di Mubarak e del conseguente vuoto di potere. Lo scopo è chiaramente quello di contrastare immigrazione clandestina e terrorismo.
Negli ultimi anni diversi Paesi hanno fatto ricorso a questo tipo di soluzioni per scongiurare, inutilmente, lo spostamento di "persone non gradite": il caso più famoso è ovviamente il mega-recinto tra USA e Messico, ma è in costruzione anche una barriera tra Cina e Corea del Nord, dove l'obiettivo non è tanto contrastare l'immigrazione clandestina quanto l'impedire la fuga dei cittadini nordcoreani.
Israele è diventato un vero e proprio specialista nella costruzione di muri: dopo aver rinchiuso sia Gaza sia la Cisgiordania dietro barriere in calcestruzzo alte 4 metri, è stata avviata la costruzione delle barriere al confine con l'Egitto, a sud, e con il Libano, a nord. E c'è da scommettere che, visto l'escalation di caos e violenza in cui sta precipitando la Siria, altro paese confinante, potrebbe sorgere un muro anche li.
Il popolo israeliano quest'anno è chiamato a nuove elezioni, ed i sondaggi danno come strafavorito una conferma di Nethanyau e della coalizione di centrodestra Likud+Beiteneu.

03 gennaio 2013

Il fantasma delle Falklands

Come uno scheletro che esce dall'armadio, ciclicamente la Storia torna a farsi sentire alla corte di Sua Maestà, chiedendo il conto di azioni vecchie di secoli. Il passato coloniale può essere un fardello pesante per una democrazia liberale, e probabilmente il Regno Unito riesce a conviverci anche meglio di altre nazioni, tuttavia resta il peso di quello che un tempo era "il più esteso impero del mondo".
Oggi sui principali quotidiani inglesi è stata pubblicata una lettera della presidente argentina Cristina Fernàndez de Kirchner che rivendica il possesso delle isole Falklands, arcipelago a poche miglia al largo della costa sudamericana ma ancora in mano a Londra.
Per quelle isole già nel 1982 era stata combattuta una guerra tra i due paesi, e l'escalation attuale ricorda molto l'evolversi della situazione nei primi anni '80. Ora come allora, le motivazioni del governo di Buenos Aires sono essenzialmente populiste, rivolte più a placare il dissenso interno che ad un effettivo interesse strategico. Una boutade, in fondo, ma che rischia di far precipitare la situazione e che già una volta ha portato a oltre un migliaio di morti nel conflitto.
Londra in questi 30 anni è cambiata molto, e probabilmente agli inglesi di oggi non interessa granchè del possesso di un paio di isole semidesertiche in mezzo all'Atlantico meridionale. 
Ma quando c'è di mezzo l'orgoglio nazionale è un altro discorso, e le accuse vengono velocemente rispedite al mittente: la decisione può essere presa soltanto dagli abitanti stessi delle Falklands, in gran parte inglesi, che sono chiamati ad un referendum tra qualche mese ha dichiarato l'esperto di intelligence Robert Munks. Loro e soltanto loro potranno decidere se restare inglesi o unirsi alla Repubblica Argentina.
Dopo la stoccata, infine, la beffa: "Il Ministero degli Esteri già negli anni '60 e '70 stava cercando un modo per sbarazzarsi di queste isole. Non fosse stato per l'invasione, probabilmente l'Argentina ora avrebbe avuto una qualche forma di sovranità sulle Falklands".

02 gennaio 2013

Troppe donne, Fellaini batte in ritirata

Quello che per molti sarebbe un sogno, per qualcuno potrebbe rivelarsi un incubo. E' quanto successo a Maroune Fellaini, centrocampista venticinquenne in forza all'Everton che è stato costretto a trasferirsi per le troppo "attenzioni" a lui rivolte dalle fan inglesi.
Ragazze che si appostavano fuori dalla porta di casa, pronte ad approfittare di ogni uscita per assicurarsi un abbraccio o una foto autografata con il bomber. Troppo. 
Tanto che l'unica soluzione per il giocatore belga, ma di origini marocchine, è stata quella di trasferirsi da Liverpool a Manchester, città dove spera di poter condurre una vita "normale", senza doversi nascondere da tifose a caccia di star. La concorrenza di giocatori del calibro di Rooney, Van Persie, Aguero e Balotelli, probabilmente, aiuta.