Tra uno scandalo sanitario che ormai non fa più notizia ed un'altro elettorale che stenta a decollare, l'attenzione della stampa milanese nel finesettimana è stata monopolizzata dalla decisione della giunta Pisapia di introdurre anche nel capoluogo lombardo il registro delle unioni civili.
Voci vicine alla Curia ambrosiana, scrive Repubblica, hanno attaccato la decisione mettendo in guardia i cittadini dal "rischio della poligamia". Pisapia dal canto suo ha tirato dritto e rimandato al mittente le accuse.
I politici preferiscono parlare di coppie gay piuttosto che cercare di trovare una soluzione al pantano Expo, e i giornali si adeguano: non parlano di molto altro ma la gente non sembra darci troppo peso.
Sessant'anni fa nessuno si chiedeva se una donna avesse il diritto di risposarsi dopo una separazione.
Oggi nessuno si chiede se un single abbia o meno diritto a crescere dei figli da solo.
Tra sessant'anni nessuno si chiederà se le coppie omosessuali abbiano o meno diritto ad avere una famiglia.
La decisione della giunta Pisapia, anticipata dal programma elettorale di un anno fa, è un adeguamento del diritto ad una situazione che già esiste, prende atto di una realtà che è già in atto e che non può essere cambiata, esattamente come un fiume che non torna alla sorgente, ma scorre verso il mare.
Questa decisione, per quanto importante, rappresenta solo una tappa temporanea nel cammino delle coppie non sposate in generale e di quelle omosessuali più in particolare verso una completa equiparazione con la famiglia cosiddetta "tradizionale".
Quando questo momento verrà, però, non è dato sapere. Sicuramente prima ci sarà l'Expo, e forse i giornali torneranno a fare notizia.
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