09 novembre 2012

Test match, più che verifiche, una prova d'ingresso


Novembre è da sempre il mese che apre l’anno del rugby internazionale: le squadre dell’emisfero sud, già rodate dai campionati nazionali e dal TriNations (ora Rugby Championship), vengono a “testare” le velleità delle compagini europee, dove invece i campionati sono appena iniziati e gli allenatori sfruttano queste partite come banco di prova prima del 6 Nazioni primaverile. Per la nostra Italia più che una verifica sarà una prova d’ingresso, un benvenuto per un gruppo giovane e nuovo: se il 6 Nazioni scorso è stato all’insegna della continuità con la gestione Mallett e il tour estivo nelle Americhe non ha saggiato la competitività degli azzurri nell’alto livello (l’Argentina era in piena preparazione pre-Rugby Championship e né Canada né Stati Uniti sono all’altezza delle altre 5 nazioni europee), le partite contro Tonga, Australia e Nuova Zelanda dovrebbero dare a Brunel le risposte che cerca.
Soprattutto la prima, quella più alla nostra portata; non che le sfide a Wallabies e All Blacks saranno delle comparsate scontate, tutt’altro, ma francamente è la sfida di Brescia la “nostra” partita, la bilancia attraverso cui la Nazionale verrà pesata e valutata. Se poi ci saranno sorprese nelle altre partite, sia chiaro, bene venga: in campo si entra per vincere.
Attualmente, Tonga ci tallona da vicino nel ranking mondiale: noi siamo undicesimi, loro dodicesimi, e le posizioni potrebbero invertirsi in caso di sconfitta (tié) a Brescia. E’ un avversario direttamente complementare agli Azzurri: il loro un gioco fisico, basato sul talento individuale e molto anarchico (e capace di mettere in difficoltà chiunque, vero Francia?), il nostro un gioco fatto di tattica, organizzazione in mischia e, si spera, gestione della squadra. Ecco perché la partita con Tonga è così importante, come vero banco di prova: è lì che si capirà quanto valiamo e a cosa possiamo aspirare in primavera e in estate. Agli All Blacks ci penseremo a tempo debito, per ora: Forza Azzurri!

08 novembre 2012

Da cultori

L'ultimo film di 007, Skyfall, è tutto sommato un ottimo film, nel suo genere. Questo è, perchè ormai 007 è un genere a sé, un film tutto suo diverso dall'azione all'americana o da altre esperienze cinematografiche. 
Skyfall non fa eccezione: è un classico. Grande azione, scene rocambolesche, scazzottata iniziale prima dei titoli di testa e lotta all'ultimo sangue prima dei titoli di coda. Grande humor, britannico, of course, e ridondante passione per il vintage, che di questi tempi tira molto: che dire della Aston Martin del fu Sean Connery, ora guidata da Daniel Craig?
Il film si rinnova nel suo classico. Emblematico il destino di una delle Bond-Girl, la afro Emy, che alla fine del film si ritrova dietro una scrivania con il ruolo di Monypenny, che negli ultimi film aveva un po' latitato.
Tutto uguale? Quasi. Una grande novità c'è: è il Bond meno misogino di sempre. A parte Judi Dench, che nel ruolo di M recita una parte mai avuta in nessun altro film della saga, ma anche le due Bond-girl sono oggetto di un approfondimento del personaggio sconosciuto solo ai tempi di Pierce Brosnan, figuriamoci di Licenza di uccidere. Una sola scena di sesso e pudicamente celata, nessuna donna che cade tra le braccia di Craig mentre lui si allaccia una scarpa e tanto tanto flirt. Alla pari.
La mano del regista Sam Mendes si riconosce soprattutto per le atmosfere un po' dark un po' gothic del finale; emblematico il cervo che staziona sul cancello della magione scozzese, che fa tanto Harry Potter. 
Innumerevoli le citazioni ed i rimandi, ad altri film della serie ma anche alla storia e alla cultura britannica. Come ogni James Bond che si rispetti, rischia ogni tanto di scivolare verso la "sindrome di Rambo", ad esempio quando Bond "casualmente" trova, sul tetto di un treno in corsa, proprio la catena che cercava per pestare il cattivone di turno. Ma se non fosse così, non sarebbe James Bond.

07 novembre 2012

And the winner is...

Quattro buone ragioni per votare Barack Obama:
  1. Ha garantito assistenza sanitaria a tutti i cittadini americani, a prescindere dalle condizioni economiche
  2. Ha salvato l'industria automobilistica a stelle e strisce grazie ad una massiccia immissione di capitali e sostegno diretto alle aziende in crisi, in barba alle teorie di spending review
  3. E' uscito dal pantano iracheno e garantito il sostegno americano alle rivolte delle primavere arabe dalla Libia all'Egitto
  4. E' disposto a tagliare le tasse per le fasce più indigenti, ma favorevole ad una maggiorazione per i superricchi a nove zeri
Quattro buone ragioni per votare Mitt Romney:
  1. E' un imprenditore e un capitalista, niente di meglio per guidare un'economia in crisi
  2. Ha il sostegno di Wall Street e del gotha finanziario mondiale
  3. E' favorevole ad una posizione ferma e decisa sulla politica estera: sostegno a Israele, nessun compromesso con l'Iran
  4. E' disposto a tagliare le tasse per le fasce più abbienti, perchè tutti devono pagare lo stesso a prescindere dal portafogli
A volte, alcune ragioni sono più valide di altre.

06 novembre 2012

Quel matrimonio non s'ha da fare

Nel giorno in cui tutto il mondo guarda agli Stati Uniti, un piccolo grande matrimonio celebrato qui in Europa potrebbe avere grandi conseguenze in tutto il mondo. Si sa che spesso la diplomazia risponde più alle leggi del mercato che a quelle della politica, ecco quindi che una possibile unione tra le compagnie aeree di bandiera di Germania e Turchia acquisisce un significato tutto nuovo sul piano della geopolitica internazionale.
La Turchia è da anni che cerca di entrare nell'Unione Europea ma, per un motivo o per l'altro, le sue ambizioni non sono mai state accolte. Entrare nel "salotto buono" però, sta diventando una vera ossessione per il premier Erdogan, che ne ha fatto il punto cardine della sua politica estera.
Dove non possono i trattati e le discussioni di Bruxelles, magari può pensarci l'economia a metterci una pezza: Lufthansa e Turkish Airlines potrebbero infatti convolare a nozze, creando così la più grande compagnia aerea del mondo e avvicinando ulteriormente Ankara e Berlino. Fa quasi tenerezza pensare a quando, pochi anni fa, un'Alitalia in pesante crisi era contesa tra AirFrance e Lufthansa e solo le sparate nazionalistiche di Berlusconi sul "non svendiamo le nostre industrie ai tedeschi" hanno sventato un'operazione simili.
Di fatto la Germania ospita già la più grande comunità turca del continente, migliaia di tedeschi si recano in vacanza ogni estate in Turchia e ad Istanbul Berlino è considerata un modello dai tempi dell'impero Ottomano. Turkish Airlines è appena stata votata come migliore compagnia aerea europea del 2012 e il suo servizio ristorante è arrivato secondo dietro, guarda a caso, proprio a Lufhtansa: entrambe le compagnie rappresentano l'eccellenza del trasporto aereo nel continente ed esiste già una partnership  collaudata all'intenro del gruppo StarAlliance.
I motivi per convolare a nozze ci sono, le parti non smentiscono e sembra che persino la Merkel stia accarezzando l'idea: sarà una Turchia un po' più europea o un'Europa più orientale a emergere? 
Di certo, la politica si adeguerà, nonostante Borghezio.

05 novembre 2012

Ricorda sempre il 5 Novembre...

Oggi è il 5 novembre, giorno in cui il mondo anglosassone ricorda il fallito attentato di Guy Fawkes contro il Parlamento inglese nel 1605.
La ricorrenza è stata resa celebre dal film "V per Vendetta", in cui il protagonista V, terrorista ribelle contro un governo dittatoriale orwelliano, pianifica un attentato e una grande manifestazione proprio il 5 novembre; il film stesso gioca molto sul nome "V" che in numeri romani è, appunto, il 5.
Il complotto originale, quello di Guy Fawkes e Robert Catesby, era in realtà un tentativo di colpo di stato cattolico contro Re Giacomo, protestante. Siamo nell'epoca delle guerre di religione, l'Inghilterra ha appena perso la più famosa delle regine, Elisabetta (la prima), e suo successore è diventato Giacomo, già re di Scozia. I cattolici, ancora ben presenti nel regno, hanno un ultimo tentativo per provare a installare un governo papista, appoggiati da Roma e dalla Spagna.
Guy Fawkes viene scoperto mentre sta piazzando delle cariche esplosive sotto il Parlamento, la House of Lords. Catturato, verrà giustiziato in piazza; i cattolici avranno comunque la loro occasione qualche decennio dopo, ma andrà male: l'Inghilterra resterà sempre un paese protestante, anglicano.
Nonostante il film con Natalie Portman, in cui Guy Fawkes è celebrato come un eroe, oggi gli inglesi festeggiano l'efficacia dell'"antiterrorismo" di allora: fantocci con le sembianze di Fawkes vengono bruciati in tutto il Paese e i bambini mangiano dolciumi attorno a questi falò: una festa istruttiva, dopotutto.

02 novembre 2012

Di qua e di là del mare

Nel giorno in cui governo e sindacati si trovano invischiati nella sentenza di Pomigliano, una nuova attestazione di stima per Marchionne arriva dall'altro lato dell'Atlantico, da quegli Stati Uniti in piena campagna elettorale e dove il manager italo-canadese è un convinto sostenitore del presidente uscente.
Proprio Obama ha rilasciato ieri uno spot pubblicitario che cita direttamente le parole di Marchionne per smentire una boutade del candidato repubblicano Mitt Romney. Jeep, che fa parte del gruppo Chrysler ora controllato da FIAT, dovrebbe essere rilocalizzata in Cina abbandonando la storica fabbrica dell'Ohio? Niente affatto, smentisce Marchionne stesso, e la campagna del presidente democratico si affretta a rilanciare il messaggio per allungare ancora proprio in Ohio, guarda a caso uno degli "stati-chiave" dell'elezione.
Possibile che in America, patria del liberismo finanziario e del "guai a intervenire in economia", la scelta di una compagnia privata possa diventare l'ago della bilancia in una campagna elettorale presidenziale?
Proprio Romney poi è quello che metterebbe dei paletti, accusando Obama di aver svenduto la Chrysler "agli italiani", primo passo dello smantellamento di un bene nazionale come l'automobile.
In Italia invece il governo (tecnico) fatica a trovare una posizione (politica) con cui dialogare, se possibile, con FIAT, e anche le varie opposizioni si trovano chiuse dal ricatto dell'azienda torinese: noi produciamo in Italia a un costo del lavoro svantaggioso, almeno fateci fare come vogliamo nelle fabbriche.
Un'Italia più liberista degli USA, insomma, che fatica a trovare il bandolo della matassa e che francamente sembra essere presa da tutt'altre polemiche. In attesa di svegliarsi e di vedere un premier bussare al Lingotto con il cappello in mano.

01 novembre 2012

Finally, movember!

E' arrivato novembre, tempo di baffi. Da anni il penultimo mese dell'anno viene soprannominato "Movember" (da moustache+november) per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle malattie tipicamente maschili come il tumore alla prostata.
L'iniziativa è ormai storica: nasce nel 2003 ad Adelaide, in Australia, dove i giocatori di una piccola squadra di rugby scelgono di non tagliarsi i baffi per un mese come gesto di vicinanza verso alcuni malati di cancro alla prostata. Nel giro di pochi anni l'usanza si è espansa sia tra i giocatori del giro delle nazionali australi come Quade Cooper o Will Genia, sia nell'emisfero nord.
Oggi il sito movember.com, che gestisce anche una lunga serie di iniziative di corredo, ha pagine dedicate a praticamente ogni angolo del globo, dal Canada alle isole Fiji, e non appartiene solo a dei rugbisti, ma di centinaia di migliaia di persone che vogliono esprimere vicinanza e solidarietà a malati e disabili. Poche pretese, tanta voglia di divertirsi. 

31 ottobre 2012

Alcoolismo contro la disoccupazione

Pausa dalla politica questo mercoledi e tuffo nella mondanità hollywoodiana, con un piccolo consiglio a chi cerca lavoro nello show business.
La storia di Jason Sullivan, 41-enne modello australiano, potrebbe ispirare molti disoccupati: trasferitosi a giugno a Los Angeles in cerca di un contratto fotografico, lunedi sera è stato protagonista di un simpatico incidente nella villa di Tom "sua altezza" Cruise. Ubriaco, il nostro amico australiano non ha saputo distinguere l'ingresso della villa di Mr. Mission Impossible da quella di un suo conoscente, dove alloggia, ed è stato intercettato dal servizio di sicurezza mentre cercava di scavalcare il muro di cinta.
Fermato e immobilizzato a colpi di taser, Jason Sullivan è diventato famoso quando un fotografo ha pensato bene di pubblicare le foto della bravata. Ora, con una simile pubblicità, le offerte di lavoro stanno piovendo un po' dappertutto: cosa c'è di meglio per pubblicizzare un costume di un modello ubriaco che prova a entrare nel giardino di casa di una star del cinema? Apparentemente niente, al punto che Sullivan starebbe pensando persino a lanciarsi nel mondo delle series televisive.
Insomma da modello fallito a nome più caldo di Hollywood in una notte. In mezzo, tanto tanto alcool.

30 ottobre 2012

Cambio della guardia a Palermo

Rosario Crocetta è un personaggio che sorprende. 
Non sono in molti quelli che, nati più di sessant'anni fa a Gela, nel cuore di quella Sicilia mediterranea che guarda verso l'Africa e la Tunisia, avrebbero il coraggio di dichiararsi omosessuali. Da sempre. Sempre a viso aperto.
Non sono in molti quelli che, tra i presidenti delle nostre Regioni, ma anche in giro per il mondo politico, possono dire di parlare quattro lingue, le canoniche italiano, inglese e francese più l'arabo, in una Regione che all'islam deve tanto e troppo spesso sceglie di dimenticarsene.
Non sono in molti quelli che si presentano a sindaco con un programma di lotta alla mafia a viso aperto, licenziando anche del personale comunale, e ripresentandosi alle urne vengono riconfermati con il 64% dei voti. A Gela.
Non sono in molti quelli che, potendo dirsi "diversi" dalla solita politica, e a buon diritto, scelgono di presentarsi comunque all'interno di una coalizione con ex-comunisti, ex-socialisti, ex-democristiani, ex-mafiosi, ex-autonomisti, ex, ex, ex, troppi ex per giocare la carta della novità.
Rosario Crocetta è un personaggio che sorprende, leggendo la sua biografia.
Che possa sorprendere anche dalle pagine dei giornali. Auguri! 

29 ottobre 2012

Le Guerre Stellari dentro il PDL

Forse la miglior chiusura sulla scorsa settimana politica in Italia è quella di Matteo Renzi: "Berlusconi è più altalenante dello spread, dopo 18 anni l'Italia merita di meglio". Di certo l'ultima conferenza stampa del Cavaliere, sabato pomeriggio, ha spiazzato praticamente l'intera scena politica.
Più di tutti il suo stesso partito, che adesso non sa più cosa fare: Alfano è passato dalla condizione di "delfino designato" e "capitan futuro" a quella di malcelata sopportazione.
L'ultima è che "Angelino è un caro ragazzo" ma non è in grado di "capire la pancia" del Paese, parola di Silvio, che ha definitivamente ripreso gli abiti del condottiero in battaglia: "io sono già in campagna elettorale, Alfano scelga con chi stare, io ho lanciato un'operazione verità".
Della serie tieniti vicino gli amici, ma ancora di più i nemici: forse che qualcuno (Alfano) abbia seriamente intenzione di prendere alla lettera le Sue dichiarazioni di "ritiro"? Fugando ogni dubbio, il signor B. ci ha messo poco a far saltare qualche testa, almeno per quanto gli compete. Ed è Alfano che ora rischia seriamente di restare con le brache calate: dopo essere stati innalzati a figlio primogenito suscitando le invidie di tutti gli altri colonnelli, che si fa quando il padre stesso è pronto a sacrificarti per non morire anche lui? E la sconfitta elettorale in Sicilia come potrebbe influire sull'ormai (vacillante) leadership di Angelino?
Storie di padri che uccidono (politicamente parlando, s'intende) i figli, storie di compagni che diventano iene e avvoltoi, ce n'è forse abbastanza per una tragicommedia greca.
Il finale? Aperto, come vuole la tradizione: l'allievo potrebbe superare il maestro, Alfano diventa premier (molto difficile) o comunque resta segretario del partito (se mai un partito ancora ci sarà) e Berlusconi, più nolente che volente, se ne andrà per davvero; oppure l'opposto: la vecchia volpe non avrà problemi a mangiarsi il piccione, Berlusconi, riabilitato, fonderà un nuovo partito maggioritario nel centrodestra e di Alfano ci ricorderemo come ci ricordiamo di Follini, della Brambilla o di altri che hanno "deluso le aspettative".

26 ottobre 2012

Basta Nutella, arriva la birra spalmabile

Si sta svolgendo in questi giorni il Salone del Gusto Terra Madre di Torino, quello di slow food e di Carlo Petrini. La grande kermesse gastronomica ospiterà per una settimana produttori e consumatori del settore, tutti intenzionati a far conoscere il buon cibo di qualità e rispettoso dei processi produttivi tradizionali.
Verranno presentati nuovi prodotti come quella di cui parliamo oggi: dopotutto siamo ancora in ottobre, mese della vendemmia ma anche dell'Oktoberfest e della birra.
Da Rieti arriva la prima birra spalmabile: "una gelatina dolce e profumata alla birra con sfumature diverse. - come racconta Pietro Napoleone della Cioccolateria Napoleone di Rieti - Accompagna egregiamente antipasti e formaggi, è ottima sui crostini".
La nuova gelatina nasce dalla collaborazione tra due aziende artigianali della conca reatina: la Cioccolateria Napoleone ed il Birrificio Alta Quota di Cittareale. "Siamo molto soddisfatti di come è riuscito questo nuovo prodotto e della collaborazione che è nata con l'azienda di Lorenzini (Alta Quota n.d.r.)" conclude Napoleone.
Per ora il prodotto è acquistabile solo online o recandosi direttamente a Rieti, ma Natale si avvicina e qualcuno sta già pensando ai classici mercatini come canale di distribuzione. 

25 ottobre 2012

Sguardo in India

Aprendo a caso un qualsiasi giornale lombardo sembra quasi che i due schieramenti politici facciano a gara a chi ha il maggior numero di indagati e processi giudiziari: ieri c'è stato l'arresto dell'architetto Sarno nell'ambito dell'inchiesta su Sesto San Giovanni, ma anche l'annuncio che il Consiglio Regionale, ormai completamente allo sbando dopo le diverse inchieste sulla sanità ed il "sistema-Formigoni" si dimetterà nella giornata di domani.
Ogni tanto può essere rassicurante dare un'occhiata alla stampa internazionale.
Ogni tanto. In India, ad esempio, il Partito del Congresso, quello di Gandhi, di Nehru e della lotta per l'indipendenza, sta attraversando una gravissima crisi a causa di una serie di scandali, manco a dirlo, sulla corruzione.
L'ultimo riguarda Robert Vadra, esponente di spicco del partito e genero della presidente del partito stesso, Sonia Gandhi, che è stato accusato di aver preso tangenti per decine di milioni di dollari dal gigante immobiliare Dlf: dal 2007 al 2010, in effetti, la famiglia Vadra ha acquisito 31 diverse proprietà immobiliari a prezzi "ritoccati".
Vadra si dice "fiducioso delle inchieste della magistratura", una frase spesso sentita anche a latitudini più europee, ed il partito del Congresso si chiude a riccio in sua difesa. Nel frattempo un ispettore generale che indagava sull'acquisizione dei terreni di Vadra è stato trasferito in un altro stato.
Niente di nuovo sotto il sole, dopotutto.

24 ottobre 2012

Foto del mese?

Nella nuova Francia socialista di Francois Hollande i motivi di confronto non mancano: proprio in questi giorni i nostri cugini sono alle prese con la decisione di concedere i matrimoni omosessuali o meno.
Gli schieramenti sono abbastanza chiari, ormai classici: da un lato i conservatori, le fascie più âgée della popolazione, che non vogliono sentirne parlare, dall'altro i socialisti attualmente all'Eliseo e i giovani, gli strati più dinamici e vitali della popolazione.
La Francia, in questi mesi di crisi economica e di monopolio finanziario delle pagine dei media, si sta appassionando al nuovo argomento, prende posizione, si schiera. lotta.
A Marsiglia, città del sud, meno produttiva e lontana dalla libertina Parigi, hanno organizzato una manifestazione contro la proposta di legge. Difesa delle famiglie, del matrimonio tradizionale e delle radici cristiane dell'Europa. Insomma da una parte e dall'altra delle Alpi la musica non cambia.
A rispondere alla manifestazione ci hanno pensato due ragazze, che semplicemente hanno fatto l'azione più naturale possibile: si sono baciate. Un bacio appassionato, urlato, sbandierato davanti a tutta la manifestazione, a chi di un amore tra uomo e uomo, o tra donna e donna, non vuol proprio sentirne parlare.
Un bacio che si è meritato le prime pagine di diversi giornali, e che sta facendo il giro di internet.

23 ottobre 2012

Capital of the world

Ieri si è svolto il terzo e ultimo dibattito tra Barack Obama e Mitt Romney. Tema dello scontro è stata la politica estera ed il presidente ha dimostrato una familiarità maggiore rispetto allo sfidante repubblicano: quasi tutti i media hanno dato ad Obama la palma del vincitore, sebbene Mitt Romney non abbia sfigurato come si temeva. Ecco il punto: entrambi gli sfidanti hanno espresso idee molto simili, molto vicine, sostanzialmente con Obama che difendeva la linea di concertazione che ha guidato la politica USA negli ultimi quattro anni e Romney che non si discostava di troppo.
E' mancato l'annuncio di un negoziato diretto con l'Iran, che poteva essere il solo punto di scontro vero tra democratici e repubblicani.
I tempi di Bush e di Dick Cheney, dell'America "dura e pura" contro tutti sembrano essere finiti, con buona pace dei Tea Party.
La prospettiva, però, è sempre dal punto di vista americano: che ruolo devono giocare gli Stati Uniti in Siria, come agire in America Latina, le relazioni bilaterali con la Cina. In due ore di dibattito nessuno dei due candidati ha parlato di autodeterminazione o di libertà di scelta per i popoli: l'America deve intervenire sempre e comunque, deve giocare il suo ruolo globale e interessarsi di tutte le crisi. 
E chi lo dice ai siriani che il loro futuro potrebbe essere deciso dall'umore di un elettore dell'Ohio?
Nota dolente: oltre che di autodeterminazione non si è parlato nemmeno di Europa. Per tutta la durata  del dibattito il Vecchio Continente non è mai stato menzionato, nemmeno una volta. 
Ich bin ein Berliner? No grazie, magari un'altra volta.

22 ottobre 2012

Una storia sbagliata

Una storia che sembra scritta apposta per un film, già letta più volte sui nostri giornali.
E' sabato sera e una famiglia sta tornando a casa in macchina. Piove, la strada è scivolosa e traditrice, la macchina finisce in un canale.
La famiglia rischia grosso: la madre perde i sensi e anche padre e figlio non riescono a uscire dall'abitacolo, che lentamente scivola verso il fondo del canale.
Per fortuna passano di lì tre persone, due uomini e una donna, immigrati e clandestini. Uno di loro si rende conto di quello che sta accadendo, non ci pensa due volte e si getta in acqua per aiutare chi rischia la vita.
Nel frattempo arrivano i soccorsi, i tre immigrati si rendono conto del grosso rischio che stanno correndo e si allontanano, nascondendosi. Bisogna scappare dopo aver salvato una vita, se non si vuole venire espulsi.
La famiglia però non si da per vinta, troppo grande è la riconoscenza verso questi salvatori per poter restare in silenzio, la stampa nel frattempo viene a sapere della cosa, si interessa e trasforma gli immigrati in eroi. 
Gli eroi però sono identificabili, possono essere espulsi.
La comunità locale si mobilita e cerca di trasformare la cosa in un caso nazionale: non si può rimandare oltremare una persona che ha salvato una vita. Non importa il passato, non importa la clandestinità, chi ha sventato una simile tragedia non può non ricevere il giusto riconoscimento, così scrivono i giornali e così dicono i politici. Non mancano nemmeno le polemiche, c'è chi non ci sta. Persino il ministro si interessa e predispone una grazia, un permesso di soggiorno honoris causa.
La storia ha un lieto fine: l'immigrato clandestino ha distrutto con un solo gesto tutti i pregiudizi sugli extracomunitari, sui maruga e sui neri. Un solo gesto, naturale e spontaneo: salvare una vita.
Non è bastato: Adoiou Aberrahim, 48 anni, è stato fermato questa mattina con l'accusa di immigrazione clandestina e verrà rimpatriato. La legge è uguale per tutti. 

12 ottobre 2012

Ci pisciano in testa, e dicono che piove

La notizia è di ieri, ormai è vecchia, in effetti. Ma merita comunque di essere letta, scritta, gridata nelle strade, perchè lascia veramente di stucco. Come mai la Corte Costituzionale ha bocciato la legge che tagliava gli stipendi dei super-manager pubblici? Tutti se lo stanno chiedendo, in pochi rispondono.
Riassunto: il decreto legislativo numero 78 del 2010 (due anni fa!) stabiliva che, all'interno delle misure di controllo della spesa pubblica, gli sti€pendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione superiori ai 90.000 € annui lordi venissero tagliati del 5% nella parte eccedente e del 10% se lo stipendio avesse superato i 150.000€.
Niente da dire, ci sono tagli in tutti i settori, intere aziende sono entrate in cassa integrazione e in tutta Italia c'è un clima da "spending-review", è giusto che anche i manager pubblici, che non sono o non dovrebbero essere politici, facciano la loro parte, come i loro colleghi privati.
Purtroppo però qualcuno ha fatto ricorso, si è aperto un procedimento revisorio presso la Corte Costituzionale che oggi ha emesso la sentenza.
La norma è definita incostituzionale non solo come modifica unilaterale del rapporto di lavoro, ma soprattutto perchè andando a colpire i "soli" dipendenti pubblici costituirebbe una discriminazione.
Una legge ad personam, quindi, che andando a colpire una determinata categoria professionale sarebbe incostituzionale.
Queste le motivazioni: discriminazione.
La normativa giuridica è rispettata, per il pudore si può aspettare domani. 

11 ottobre 2012

Sguardo OltreManica

In questi giorni si sta svolgendo, a Birmingham, l'annuale congresso del Partito Conservatore britannico. Dopo esser stati relegati all'opposizione per più di un decennio da Tony Blair, da qualche anno i Tories sono tornati a Downing Street con un premier giovane e che piace, David Cameron.
Inoltre controllano la Capitale, dove Boris Johnson è appena stato rieletto per il secondo mandato, e le principali città inglesi.
Settimana scorsa erano stati i Labour a organizzare un meeting, a Manchester, ma il partito si è spaccato sulla strategia con cui opporsi al governo, ed il segretario eletto l'anno scorso, Ed Milliband, non ha saputo far serrare le fila e tenere in pugno il partito.
Se anche i Liberaldemocratici, con cui la partnership di governo sembrava logora, sono attualmente in crisi è anche perchè non hanno saputo rappresentare la terza alternativa ai due blocchi storici di Tories e Labour. 
E quando puoi votare l'originale, perchè votare la brutta copia? 
Tutto a gonfie vele, insomma. E infatti anche il congresso, o meglio la conference, come viene chiamata al di là della Manica, è una grande festa con dibattiti, letture e ospiti importanti. Non solo le stars del partito, infatti, ma gente di spettacolo del calibro di Hugh Grant e Charlotte Church.
Niente male per un partito di destra, conservatore certo, ma molto young.
Vi immaginate Scamarcio al congresso del nostro centrodestra, se mai ce ne sarà uno?
Ogni media sceglie di coprire l'evento come meglio crede, inviati e giornalisti non si contano. Il Post, più che coprire, scopre: ecco la sorpresa del giorno.

10 ottobre 2012

Nuovi racconti dall'aldilà

Di solito quando uno scrittore pubblica un nuovo libro è ancora in vita, o almeno morto da poco. Certo, alcuni libri postumi sfruttano anche mediaticamente la scomparsa dell'autore per vendere, delle autobiogradie poi, non parliamo.
Ma c'è uno scrittore che, morto quasi 40 anni fa, è ancora "sulla cresta dell'onda" e si prepara, se così si può dire, alla pubblicazione di un nuovo libro. E' John Ronald Reuel Tolkien, per tutti il creatore del Signore degli Anelli e della saga della Terra di Mezzo.
Proprio ieri, infatti, la Harper&Collins ha dichiarato di esser sul punto di pubblicare un "nuovo" libro dello scrittore britannico. La novità è che però il poema, perchè di questo si tratta, non riguarda hobbit, elfi o orchetti, ma il MedioEvo fantastico inglese.
Niente Aragorn, niente Gandalf, ma Re Artù e Fata Morgana.
"La caduta di Artù", questo il titolo del poema, racconta le ultime gesta del re della spada nella roccia, che cerca di tenere unito un regno ormai lacerato dalla guerra con Mordred, figlio di Morgana.
Sembra che Tolkien abbia scritto il poema addirittura prima di iniziare Lo Hobbit, il primo romanzo ambientato nella Terra di Mezzo, quindi intorno agli anni '20: quasi un secolo ha dovuto aspettare prima di venire pubblicato!

09 ottobre 2012

Chi ha vinto davvero?

Hugo Chavez ha vinto le elezioni, lo sappiamo. Si tratta di un nuovo mandato presidenziale per 6 anni, il quarto dal 1999: così, il presidente avrà governato per un ventennio consecutivamente quando gli elettori saranno chiamati ancora a votare.
Il Partito Bolivariano ha modificato più volte la Costituzione per poter far rieleggere il suo lìder, ma nonostante questo il Venezuela non è governato da una dittatura autoritaria, come vorrebbero far credere alcuni media, sicuramente non da una dittatura di tipo latinoamericano, alla Pinochet, tanto per capire.
Chavez ha sempre vinto le elezioni regolarmente: nel 2006 ha trionfato con oltre il 63% dei voti, e già lì si era parlato di brogli, pressioni e comportamenti antidemocratici. Quest'anno è andata un po' peggio: solo il 54% dei voti.
L'opposizione, per la prima volta unita dietro ad un unico candidato conservatore, Enrique Capriles, ha ottenuto il restante 46%, migliorando di quasi dieci punti la performance dell'ultima volta, quando si era fermata a quota 37%.
E' stato una vittoria per le opposizioni? Indica un'inversione di tendenza e un'incrinatura nel rapporto tra Chavez e il suo popolo?
No, anzi. Il successo di Chavez, successo meritato e arrivato al termine di una sfida elettorare forse impari, ma democratica, è la risposta a chi lo accusava di star instaurando una dittatura castrista nel paese sudamericano. Chavez avrà un governo autoritario, una politica populista e un controllo totale dell'apparato statale, ma i venezuelani sono con lui. Fino a che i proventi del petrolio, in mano all'azienda statale, vengono usati anche per alzare i salari e fornire sussidi e aiuti ai meno abbienti, oltre che a paagare i lussi del presidente, sta bene. Il rapporto tra Chavez e i suoi elettori è paternalistico, infantile magari, sicuramente populista, ma non è logoro: nonostante due tumori e un minor peso internazionale per il Venezuela, è sempre lui l'uomo al comando, il più amato. Forse quei nove punti in meno, più che una sconfitta, sono la vera vittoria di questa tornata elettorale.

08 ottobre 2012

La tigre senza denti

L'avevano soprannominata la Tigre Celtica, un'epoca felice in cui il tasso di crescita dell'Irlanda rivaleggiava con quello di paesi come Taiwan, Corea del Sud e Malaysia. 
Poi sono arrivati i sub-primes, la crisi delle finanze europee e anche Dublino si è accorta di dover stringere la cinghia: da rampante felino, l'isola verde si è trasformata in un pezzo di sud-Europa alla periferia del continente. Ormai si parla di PIIGS, ovvero Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, ma anche maiali.
Quest'anno è il quarto dall'inizio della tempesta, e dall'adozione delle solite misure di austherity somministrate anche ai greci e ai portoghesi. Dublino sembra reagire meglio delle economie latine alla "cura-Merkel", ma questo non vuol dire che la gente stia meglio. Anzi.
Con il passaggio della crisi dalla finanza internazionale (e virtuale) ai portafogli (concreti) della gente, l'Irlanda ha riscoperto un fenomeno che sembrava aver dimenticato: l'emigrazione.
Da gennaio ad aprile di quest'anno sono 87 mila gli irlandesi che hanno lasciato casa, quando erano stati non più di 80 mila in tutto lo scorso anno. L'Irlanda, che era stata essenzialmente un bacino di emigrazione almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, negli anni '90 e 2000 aveva attratto numerosi investimenti e personale qualificato: una sorta di Inghilterra green e tecnologica, con il vantaggio di far parte della zona Euro. I "nuovi irish" provenivano non solo dall'Africa o dall'ex blocco sovietico, ma soprattutto da altri paesi europei come Italia, Spagna e Francia.
Oggi il trend si è invertito. Chi può torna alla vita di prima, compiendo a ritroso un viaggio di speranze e dolori. Gli altri cercano fortuna nelle stesse terre dei loro trisnonni: New York e Toronto, oltre che Londra, sono le nuove mete dei giovani irlandesi. Nuove soltanto per questa generazione.